Roma - "Affermare la penale responsabilità degli imputati" e condannare a quindici anni di reclusione Sergio Cragnotti, dodici anni per il suo genero e direttore finanziario, Filippo Fucile. Queste le richieste del pm Gustavo De Marinis per il crack del gruppo Cirio. Il magistrato, tra gli altri, ha chiesto anche otto anni per Cesare Geronzi e 6 anni per Gianpiero Fiorani.
Negate le attenuanti generiche Nel formulare le richieste di condanna, la procura di Roma ha spiegato a chiare lettere di non voler sollecitare per nessuno degli imputati la concessione delle attenuanti generiche. "Si tratta di fatti di estrema gravità - ha spiegato il pm Gustavo De Marinis - alla luce dei reati commessi cui va applicata la continuazione per i vari casi di bancarotta. La sola mancanza di precedenti penali non è sufficiente per concedere le attenuanti". Nei confronti dei 31 imputati per i quali è stata avanzata richiesta di condanna, la procura ha sollecitato l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici (solo per temporanea per l’ex funzionario della Banca di Roma, Michele Casella, per il quale sono stati chiesti 4 anni di reclusione), l’interdizione legale e l’inabilitazione all’esercizio di una impresa commerciale e incapacità a esercitare uffici direttivi di presso qualsiasi impresa per la durata di dieci anni. Per la società Dianthus spa è stata chiesta una sanzione pecuniaria nella misura di 300 quote. Una sentenza di proscioglimento, per prescrizione del reato di truffa, è stata chiesta per gli ex funzionari della Banca di Rom, Angelo Brizi e Alberto Giovannini, e per Sebastiano Baudo che rispondeva di falso nella veste di componente del cda della società di revisione Deloitte & Touiche.
Pene complessive per 221 anni Sono 221 complessivamente gli anni di carcere chiesti dalla procura di Roma per il crac del gruppo Cirio, sancito dal tribunale nell’agosto del 2003. A parte Sergio Cragnotti (15 anni), il genero Filippo Fucile (12) e i due principali ex alti funzionari dell’allora Banca di Roma (8 anni per Cesare Geronzi e Antonio Nottola), le richieste di condanna hanno riguardato tutti gli altri familiari dell’ex patron della Lazio, i più stretti collaboratori dell’epoca, amministratori di varie società legate al gruppo, e alcuni ex dirigenti di quegli istituti di credito che negli anni hanno finanziato il colosso agroalimentare. Otto anni di carcere, dunque, sono stati chiesti, oltre che per Elisabetta e Andrea Cragnotti, per Riccardo Bianchini Riccardi, e poi per Ernesto Chiacchierini, Alfredo Gaetani, Paolo Micolini, Ettore Quadrani, Vittorio Romano, Francesco Scornajenchi. Sei anni per Massimo Cragnotti, Emma Benedetti, Tomaso Farini, Mauro Luis Pontes Pinto e Silva, Grazia Scartaccini, Lucio Velo, Flora Pizzichemi, Gianluca Marini, Annunziato Scordo, Francesco Maria Matrone, Francesco Sommaruga, Angelo Fanti, Pietro Locati, Remo Martinelli, Gianpiero Fiorani, Giovanni Benevento e Ambrogio Sfondrini. Chiude la lista Michele Casella per il quale la procura ha chiesto quattro anni di reclusione.
I legali di Geronzi: "Agì con correttezza" Cesare Geronzi e "tutti i manager della allora Banca di Roma" hanno agito "con la correttezza e l’equilibrio di chi è attento alle esigenze del cliente, ma si guarda bene dal farsi trascinare dalle sue incontrollate aspirazioni". Così gli avvocati di Geronzi, Ennio Amodio e Paola Severino, commentano le richieste della procura definendo la requisitoria dei pm "generica e immotivata". "Anche quando il cliente è solido e vitale - spiegano - le banche dovrebbero coltivare la logica del sospetto e pronosticare esiti rovinosi, pur se si convincono che una impresa gode di buona salute. È questo il pensiero cui si ispira la requisitoria dei pubblici ministeri nel processo Cirio, là dove prospetta responsabilità penali al di fuori della cerchia degli amministratori del gruppo Cragnotti. In questo modo però - aggiungono - si trasforma la fisiologia del credito in una patologia del finanziamento, una condotta che le prove raccolte dal tribunale di Roma hanno invece persuasivamente escluso. I giudici - concludono - sapranno certamente andare al di là di queste implausibili presunzioni contenute in una requisitoria generica e immotivata.
Potranno così riconoscere che tutti i manager della allora Banca di Roma, a cominciare dal suo presidente Cesare Geronzi, che peraltro non aveva specifici poteri in materia, hanno agito con la correttezza e l’equilibrio di chi è attento alle esigenze del cliente, ma si guarda bene dal farsi trascinare dalle sue incontrollate aspirazioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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