Mazzette in Rai: prima grana per il grillino Fico

Mazzette in Rai: prima grana per il grillino Fico

Mazzette, raccomandazioni, amanti, ricatti, denunce e relative inchieste. Per il neo presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai Roberto Fico che da giorni discetta di «azionariato diffuso tra i cittadini», «trasmissione in diretta streaming del cda» e «privatizzazione della tv di Stato», ci sono questioni ben più prosaiche e urgenti su cui discutere. Oltre ai conti in profondo rosso dell'azienda e alla pubblicità in caduta libera, la Rai deve anche affrontare le ultime accuse di giro di tangenti denunciate da un produttore, Pietro Di Lorenzo, della società Ldm Comunicazione spa. Le sue accuse, già avanzate in passato, si sono ora tramutate in un'inchiesta aperta dalla Procura di Roma e affidata al pm Alberto Galanti. Nella sostanza, Di Lorenzo fa i nomi di tre dirigenti Rai che avrebbero preteso favori e soldi per consentirgli di continuare a lavorare per la tv pubblica e, per non avere esaudito le richieste, di essere stato prima boicottato e poi escluso dagli appalti. La sua società ha prodotto negli anni programmi importanti come I Raccomandati e Ciak... si canta e fiction come Il capitano e Butta la luna e di minore successo (secondo Di Lorenzo a causa del continuo boicottaggio) come Punto su di te e Mi gioco la nonna. Il fatturato sarebbe sceso da 18 milioni del 2006 ai 2 milioni attuali. Anche di questo si dovrà occupare la nuova commissione Vigilanza della Rai. Martedì saranno ascoltati la presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi. Che dovranno rispondere a parecchie domande sulla questione.
Secondo Di Lorenzo, a chiedergli soldi e favori sarebbero stati dirigenti che ora sono in pensione: Giampiero Raveggi (avrebbe chiesto «prestiti» da 5.000 euro a 100.000 euro) e Chicco Agnese, all'epoca responsabile dei palinsesti di Rai1 (avrebbe chiesto - e non ottenuto - lavori per il figlio: 6.000 euro a puntata per le clip esterne di Ciak si canta per un lavoro normalmente pagato 1.500). Sempre secondo Di Lorenzo, a boicottarlo sarebbe stata anche Chiara Calvagni, moglie di Raveggi, attuale capostruttura dell'ufficio risorse. In più, il produttore denuncia pressioni fortissime ricevute dall'ex sindaco di Roma Alemanno per far presentare alcuni programmi ad Eleonora Daniele, volto noto della tv pubblica, che sarà interrogata dalla Procura la prossima settimana, come altri suoi colleghi presentatori e dirigenti. Infine, Di Lorenzo sostiene che i diretti superiori non avrebbero fatto nulla per fermare il «malaffare».
In Rai si ricorda, invece, che su queste vicende sono state aperte delle «audizioni interne» dalle quali non è emerso nulla di rilevante, mentre Raveggi e Agnese respingono completamente le accuse. La Procura farà chiarezza. Non ufficialmente, alcuni «testimoni» riassumono la vicenda in maniera diversa: la Ldm ha potuto lavorare quando nei posti chiave della Rai e tra i politici che controllavano la tv pubblica sedevano uomini vicini ad An e alla sua componente dentro il Pdl.

Poi, quando i rapporti di forza sono cambiati, sono mutati pure i contratti. Gli attuali dirigenti preferiscono non lavorare con questa società. Ora si è arrivati alla resa dei conti. Comunque sia, un'altra grana per la Rai. E vedremo come si destreggerà il neo presidente grillino.

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