Fumata bianca per il Cio: Kirsty Coventry, prima donna presidente

Dopo 131 anni di storia, il Comitato Olimpico Internazionale avrà una donna al comando

Fumata bianca per il Cio: Kirsty Coventry, prima donna presidente
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Fumata bianca alla prima votazione nel «conclave» del Cio. Dopo 131 anni di storia, il Comitato Olimpico Internazionale avrà una donna al comando: è Kirsty Coventry, la prima esponente dell’Africa a guidare lo sport mondiale. Olimpionica del nuoto dello Zimbabwe con studi ad Auburn University, negli Stati Uniti, dal 2018 è ministro di sport, gioventù, arti e tempo libero ad Harare. Con 49 voti ha sconfitto gli altri due favoriti, lo spagnolo Juan Antonio Samaranch Salisachs, vicepresidente del Cio nella gestione Bach e figlio del numero uno del Cio dal 1980 al 2001, fermatosi a 28, l’inglese Lord Sebastian Coe, dal 2015 presidente di World Athletics, appena otto preferenze.

Al di là del significato politico forte e della scelta rivoluzionaria (ma la parità di presenze di genere ai Giochi era già diventata realtà a Parigi), l’elezione della Coventry è nel segno della continuità con la gestione del suo predecessore Thomas Bach. L’ex schermidore, che lascia dopo 12 anni dopo aver confessato di «essersi sentito solo» nella crisi Covid e resterà alla guida del Comitato Olimpico Internazionale fino al 23 giugno prima di passare la mano, è stato colui che ha supportato - seppure non ufficialmente - la scelta dell’ex atleta africana. Le manovre diplomatiche conclusive sono avvenute nei corridoi greci di Costa Navarino, un centinaio di chilometri a sud di Olimpia, dove si è svolta l’assemblea elettiva.

Dopo aver battuto al primo turno Coe e Samaranch, oltre agli altri quattro candidati, ha detto: «Sono particolarmente orgogliosa di essere la prima donna presidente del Cio, e anche la prima africana. Spero che questo voto sia di ispirazione per molte persone. Oggi i soffitti di cristallo sono stati infranti e sono pienamente consapevole delle mie responsabilità come modello, la ragazzina che ha iniziato a nuotare nello Zimbabwe tanti anni fa non avrebbe mai potuto sognare questo momento. Lo sport ha un potere ineguagliabile di unire, ispirare e creare opportunità per tutti, e mi impegno a garantire che sfrutteremo questo potere al meglio. Insieme all’intera famiglia olimpica, abbracceremo l’innovazione e sosterremo i valori di amicizia, eccellenza e rispetto. Il futuro del Movimento Olimpico è luminoso e non vedo l’ora di iniziare».

In piscina ha conquistato sette medaglie olimpiche (ad Atene 2004 un oro nei 200 dorso, un argento e un bronzo, a Pechino 2008 l’oro dei 200 dorso e tre argenti), otto mondiali, di cui tre ori uno dei quali a Roma 2009 sempre nei 200 dorso, e cinque (4 ori) nella rassegna iridata in vasca corta a Manchester 2008. Nel 2016 si è ritirata dal nuoto dopo la sua quinta partecipazione olimpica: a Rio come a Londra 2012 è stata portabandiera del suo paese. Membro Cio dal 2013 e già presidente della Commissione atleti, ora ha ottenuto un mandato da presidente fino al 2033. Le questioni chiave includono la gestione delle Olimpiadi attraverso sfide politiche e sportive, prima fra tutte la questione della riammissione della Russia ai Giochi estivi del 2028 a Los Angeles in era trumpiana e il futuro rapporto con gli atleti transgender («le politiche del presidente Usa non mi intimidscono, sono una donna e difenderò a Los Angeles il mio oro», così Imane Khelif dopo che la boxe è stata confermata nel programma a cinque cerchi). La Coventry sarà poi chiamata anche alla scelta della sede per il 2036, con il continente africano che spinge per poter finalmente organizzare un’edizione dei Giochi.


Nel passato della Coventry c’è anche qualche ombra legata ai rapporti con Robert Mugabe. E nel suo presente il fatto di essere ministro in un governo all’interno del quale è difficili trovare tracce di vera democrazia. Ora dovrà cancellare in fretta tutti i dubbi sul suo conto.

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