«Petaloso» ieri, «amichettismo» oggi. Cioè quando i neologismi non sono «neo» ma solo «vetero». La Treccani e l’Accademia della Crusca - entrambe istituzioni preclare nella salvaguardia della Lingua Italiana (una specie di Fai del nostro patrimonio lessicale) - hanno il compito, tra l’altro, di «registrare» i neologismi: quelli più significativi ottengono poi una specie di imprimatur che gli spalanca in automatico le porte celesti del Dizionario; un ingresso gratificante per il lemma di nuovo conio e un, presunto, arricchimento per il Devoto-Oli.
Tuttavia, nella loro opera meritoria, questa specie di rabdomanti dei modi di dire originali (a volte strumentalmente «originali») rischiano di legittimare espressioni destinate a sparire con la stessa immediatezza con cui sono apparse. Insomma, forme scritte o orali che non hanno nessuna possibilità di resistere alla prova del tempo, l’unica cioè capace di marcare la differenza fra un termine genuino e uno contraffatto (magari dall’ideologia).
Peccato quindi che, ogni anno, Treccani e Accademia della Crusca comunichino pubblicamente l’accoglimento nel vocabolario di «tutti» i neologismi sbocciati durante l’anno precedente. E, a proposito di «sbocciare», come non ricordare il can can mediatico di qualche tempo fa a proposito del celebratissimo «petaloso»? Ecco, da allora nessuno lo ha mai più usato, letto o sentito. La ragione è semplice: dietro quel «petaloso» c’era solo una genesi piuttosto mielosa (un bimbo che l’aveva fatto fiorire durante un compito in classe), ma nessuna vera sussistenza in grado di configurare, al di là dell’effimero, una duratura innovazione linguistica. E non porsi il problema di questo confine è una grave ingenuità.
Ieri la Treccani ha diramato un bel comunicato stampa in cui dà conto dell’arrivo del neologismo «amichettismo», ma temiamo che, pure in questo caso, si sia dato un sigillo di autenticità doc a un finto neologismo destinato a scadere presto come accade con la data sul coperchio dello yogurt; e, soprattutto, con una diffusione limitata a certi ambienti «letterari» con la puzza sotto il naso. Significativa, a tal proposito, l’opportuna riflessione della stessa Treccani che rimanda nella sua nota a un interessante articolo della professoressa Chiara Mercuri dal titolo «L’amichettismo di Dante».
Ecco la sua conclusione: «(...) Ciò su cui, forse, non abbiamo riflettuto a sufficienza è che i neologismi non sempre nascono dallo spontaneismo dei parlanti. Spesso vengono coniati a tavolino o gravati da specifici marcatori che devono servire da richiami o proclami politici».
Ai soliti pseudo intellettuali da salotto e alla folta schiera dei compagnucci dell’«amichettismo» (di sinistra) fischieranno le orecchie. Ma per fotografare meglio la situazione ci vorrebbe un neologismo. Sarà per l’anno prossimo...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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