Mediobanca respinge a muso duro l’Ops lanciata da Montepaschi lo scorso venerdì. Una delibera arrivata con il voto di tutti i consiglieri, mentre si sono astenuti i consiglieri che fanno capo a Delfin (la cassaforte della famiglia Del Vecchio): Sandro Panizza e Sabrina Pucci. Il comunicato, pubblicato a valle del consiglio d’amministrazione di stamattina, ha la cura di evidenziare in grassetto le parti più corrosive delle sue tesi. L’inizio delle nota, infatti, afferma che “l’Offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. Piazzetta Cuccia affonda il colpo, un paio di righe dopo: “l’Offerta è priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.
La reazione rabbiosa: “L’operazione con Mps non ha valore industriale”
La banca d’affari guidata da Alberto Nagel, dopo aver rivendicato che i risultati dell’esercizio 23/24 hanno costituito un brillante avvio del Piano industriale, ha spiegato la sua posizione spiegando come l’offerta “non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita”. E, inoltre, come “distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”. Non viene spiegato, tuttavia, per quale motivo a seguito del matrimonio tra Mediobanca ed Mps i professionisti dovrebbero perdere la loro indipendenza.
Mediobanca: l’offerta di Mps è fragile. Ma il pattista Minozzi rompe il fronte di Nagel
Al terzo punto delle rimostranze di Mediobanca, arriva un attacco frontale al valore della banca guidata da Luigi Lovaglio poiché “caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca Mps che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto”.
Viene poi evidenziato come, mentre il profilo reddituale di Mediobanca è previsto in crescita, quello di Mps è previsto in ribasso a causa della diminuzione del margine di interesse. “Il calo del titolo MPS dopo l’annuncio” dell’offerta, “ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”. Il problema è che, nemmeno nella cerchia del patto di consultazione di Mediobanca che controlla l’11,40% del capitale, c’è unità nel dire no all’operazione. Anzi, il pattista e imprenditore Romano Minozzi (con lo 0,11% di Mediobanca) ha affermato che l’Ops di Mps su Mediobanca «è nell’interesse dell’Italia. Il target finale sono le Generali. È una l’operazione da vedere in modo favorevole, penso sarebbe nell’interesse dell’Italia, se riuscisse, perché i segnali del mercato sono da capire, ma del mercato bisogna tenere conto. Mediobanca è un tramite per arrivare alle Generali. Con l’accordo 50/50 che Generali sta facendo con i francesi di Natixis la situazione è complicata, anche perché al 50% le società non durano».
L’attacco frontale a Delfin e Caltagirone
Cadono anche le ultime remore, da parte del cda di Mediobanca, nell’attaccare i soci Francesco Gaetano Caltagirone (che ha il 7,76% del Capitale) e Delfin (con il 19,9%) i quali sostengono l’offerta di Mps: "La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Assicurazioni Generali nell'ambito di un'offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria". E poi vengono sciorinate le varie partecipazioni.
I due investitori, infatti, sono presenti – oltre che in Piazzetta Cuccia – anche in Mps, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps) e in Assicurazioni Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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