Perché Maradona fu lasciato morire in una stamberga?

L’orrore del processo sulla morte del Pibe de Oro e quella domanda senza risposta

Perché Maradona fu lasciato morire in una stamberga?
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Come in ogni processo su storie crudeli, la ricerca della verità passa anche attraverso lo strazio dell’orrore. Il doloroso percorso della “formulazione della prova” in aula necessita di una via crucis di inevitabili tecnicismi giudiziari, dalle testimonianze alla “produzione” di atti documentali. È un difficile equilibrio tra rispetto delle procedure legali e rispetto delle persone (quelle vive ma, soprattutto, quelle morte). Un “equilibrio”, purtroppo, saltato fin dall’inizio nel processo in corso in Argentina contro i medici accusati di essere i responsabili della morte di Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre 2020, in un buco di appartamento più simile a un rifugio per un senzatetto che per un malato gravissimo come il Pibe de Oro.

Ma all’epoca nessuno volle vedere lo scempio che si stava consumando ai danni del più grande calciatore del mondo: per salvarlo (o quantomeno farlo morire in maniera dignitosa) sarebbe bastato aprire gli occhi; invece tutti (tutti!) li tennero chiusi. Perché? A questa domanda, al di là del verdetto che sarà emesso dai giudici, nessuno potrà dare una vera risposta. Perché nessuno (nessuno!) evitò a Diego un’attrice agonia durata giorni, settimane, mesi? Perché, nonostante il suo corpo fosse diventato quello di un mostro, nessuno decise di riportare Maradona in ospedale? Sembrava la cosa più facile al mondo, invece si preferì abbandonarlo in una stamberga indecente.

Attorno a lui gente che assisteva allo scempio e non interveniva. Eppure quell’uomo di 60 anni era ancora tra i miti più famosi e popolari del pianeta. Impossibile “distrarsi”, perderlo di vista, spegnere i riflettori dei media su di lui. Invece è accaduto. Per quali interessi nascosti? Dov’erano i familiari, gli amici, i giornali, le tv? Perché mai uno straccio di servizio giornalistico sul degrado della “residenza a Tigre” dove Diego soffriva come un cane, trascinandosi a stento su un letto con le lenzuola luride? Nell’ignorare quell’inferno c’è qualcosa che va oltre all’ingordigia per denaro e riguarda il pozzo nero della cattiveria umana.

Diego l’aveva capito e, fino alla fine, ha chiesto aiuto a chi credeva che potesse darglielo. «Ogni volta che lo vedevo, Diego mi chiedeva aiuto. Sapevo che lo tenevano come segregato e lui aveva paura di tutto».

Per il decesso di Diego, il referto ufficiale parla di “edema polmonare acuto”. Se fosse vero, non ci sarebbe bisogno di un processo che sembra un film splatter. Scene da paura che l’Argentina, la patria di Diego, segue con lo sguardo basso.

Per il rimorso. Quel tribunale è lo specchio della vergogna di un intero Paese. Gli idoli nazionali si tutelano quando sono vivi, troppo facile (e un po’ vigliacco) piangerli dopo che sono morti. Chissà se Diego saprà perdonare.

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