In piena beatlemania, John Lennon dichiarò che i Beatles erano molto sensibili alle mode e che se ne appropriavano. Un amore reciproco che non si è mai sopito. Facendo un bilancio dell'anno appena concluso, si può sostenere che il mondo stia vivendo una nuova beatlemania e che questa ennesima luna di miele sia destinata a continuare.
Il 2024 è stato un trionfo per Paul McCartney, con concerti negli stadi sudamericani ed esibizioni memorabili in Europa, tra cui due serate sold-out all'O2 Arena di Londra. Il responso dei fan è stato entusiastico e McCartney ha mostrato la solita verve, anche se qualche crepa nella sua voce è trapelata. Ma l'accoglienza calorosissima di cui è stato fatto oggetto è benzina per la sua macchina creativa, al punto da spingerlo ad annunciare che si rimetterà al lavoro su una serie di canzoni che gli frullano in testa da parecchio e che potrebbero essere raccolte in un nuovo album, magari un McCartney IV. Già, perché il primo disco il cui titolo sia il suo cognome uscì il 17 aprile 1970, pochi giorni prima dell'epitaffio sonoro dei Beatles, Let It Be, pubblicato l'8 maggio di quello stesso anno. Nonostante in molti ne avessero criticato la scelta di tempo, McCartney non fu la prima incursione esterna di un Beatle. Il primo a prendere le distanze da quella che sembrava sempre più una camicia di forza era stato George Harrison, con una colonna sonora, Wonderwall Music, nel novembre del 1968.
E il primo a pubblicare un album di canzoni a proprio nome era stato Ringo Starr, con il modesto Sentimental Journey, il 27 marzo 1970. Ma la discussione che appassionava i media e i fan era solo una: la colpa dello scioglimento era di Paul o di John? La pubblicazione di McCartney pochi giorni prima dell'uscita di Let It Be spinse molti a puntare il dito contro Paul, finendo per sorvolare sulla bellezza e sulla freschezza del progetto, impreziosito da gemme come Maybe I'm amazed e Junk. Concepito come una sorta di demo, soltanto a distanza di anni gli sarebbe stato riconosciuto il giusto valore, lontano com'era dalle super produzioni degli ultimi anni dei Beatles e dall'imperante voglia di stupire che il pop aveva preso dal materiale più complesso dei quattro di Liverpool.
Nel frattempo, Paul ha pubblicato quello che per molti anni era stato uno dei suoi dischi pirata più venduti, One Hand Clapping, canzoni registrate live negli studi di Abbey Road nel 1974 con i Wings per un progetto audio-video mai del tutto realizzato.
Sebbene di due anni più vecchio di Paul, Ringo Starr non se n'è rimasto con le mani in mano e ha annunciato l'estensione del tour americano con la sua All-Starr Band nella prossima primavera, facendosi affiancare come sempre da grandi nomi del panorama rock, come Steve Lukather e Gregg Bissonette. La foto che lo ritrae con un cappello da cowboy in testa sul suo sito è un'indicazione del Ringo che troveremo nel suo nuovo album, Look Up, in uscita oggi con la produzione di T-Bone Burnett: un disco country & western, una sua vecchia passione, un ritorno alle atmosfere del suo secondo album uscito sul finire del 1970, Beaucoups of Blues.
Il Beatle più insofferente verso l'universo Beatles è sempre stato George Harrison. Appassionato di cultura orientale, riuscì a scrollarsi di dosso l'ingombrante ombra dei giganti Paul e John, imboccando una strada personale soprattutto a partire dal 27 novembre 1970, con l'album triplo All things must pass, da molti considerato l'opera solista migliore di un Beatle, un disco quasi perfetto. Living in the material world, un album mistico del 1973, non è all'altezza di quella prova, pur contenendo la suadente Give Me Love (Give Me Peace on Earth). Nel novembre scorso, è stato ripubblicato come cofanetto celebrativo nel cinquantennale della pubblicazione.
In un anno beatlesiano poteva mancare John Lennon? La risposta è tutta nell'uscita di un cofanetto che, a sua volta, onora i cinquant'anni trascorsi dalla pubblicazione di uno dei suoi dischi più noti, Mind Games, con la bellissima title-track.
Tralasciando la ripubblicazione in vinile degli album dei Beatles di stampa americana, con titoli e sequenze di brani che al tempo crearono enorme confusione, il 2024 si è chiuso con una notizia importante: nel 2025 non ci sarà il debutto dei Beatles's Sons.
La vociferata creazione del supergruppo dei figli James McCartney, Zak Starkey, Julian (e/o Sean) Lennon e Dhani Harrison è solo frutto della speculazione di un fan. L'erede di Ringo, a sua volta un valente batterista, è stato chiaro: la cosa avrebbe avuto senso se «avessimo dormito per tre anni su materassi infestati dalle pulci nel backstage di un locale di Amburgo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.