
Suo padre si chiama Socrate, sua madre Penelope. Lui si trascina appresso qualche millennio di storia greca: Aristotele Socrate Omero, tre nomi per un Onassis, quello destinato a sua volta a fare la storia, degli affari e del jet set, nel XX secolo. Gli Onassis vengono da Moutalasski, un posticino sperduto nell'Anatolia di fine Ottocento, e sono turchi per via della politica e delle guerre, ma greci fino al midollo. A comandare, in casa Onassis, è Getsemani, matriarca assoluta e religiosissima, che ogni anno, a Pasqua, si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme, non prima però di avere consentito ai suoi numerosi figli di divertirsi nella tsougrisma, la battaglia delle uova. È Socrate, il secondogenito, a cercare fortuna a Smirne. E la trova: è un mercante abile, commercia con tutti, ebrei, musulmani, armeni, americani. Getsemani identifica per lui la donna giusta (ovviamente a Moutalasski): la sua Penelope. Per lei, Socrate compra una bella casa nel quartiere di Karatas, appena fuori dal centro di Smirne, dalla quale, ogni sera, guardano il mare. Quello di Omero.
Nel 1904 in casa Onassis nasce Artemis, due anni dopo Aristotele, il figlio maschio. Fra i due, il legame di sangue è inossidabile, forse anche perché i due fratelli perdono la madre Penelope quando sono ancora piccoli. È un legame che dura per l'intera esistenza, fino alla morte di Aristotele, il 15 marzo del 1975 a Parigi (Artemis lo segue sei anni dopo), cinquanta anni fa. In Prendersi tutto (Neri Pozza, pagg. 438, euro 22; in libreria dall'11 marzo), Anna Folli descrive così il sentimento di Artemis per il fratello: «Per me è sempre stato solo Aristo. Con lui è stato amore a prima vista, un amore che ha reso più intensa e sorprendente la mia vita». Prendersi tutto è una biografia romanzata raccontata attraverso varie voci, come una tragedia greca. Innanzitutto c'è il coro, che si occupa di cantare gli eventi storici, dal ritorno sanguinario e vendicativo dei turchi a Smirne nel 1922 al crollo economico del '29, dalla Seconda guerra mondiale alla crisi del canale di Suez, fino all'assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Poi c'è la «voce narrante», alla quale si affiancano quelle dei singoli personaggi che ruotano intorno ad Aristotele: la sorella Artemis, il padre Socrate (con il quale rimane una distanza incolmabile), l'amico di una vita e braccio destro Costa Gratsos, la prima donna di cui si innamora, la norvegese Ingeborg (figlia di un armatore), il rivale in amore e negli affari Stavros Niarchos, la prima moglie Tina (Athina, figlia di un altro armatore greco, Stavros Livanos), Grace Kelly (sua oppositrice nel Principato di Monaco), il grande amore Maria Callas, la seconda moglie Jacqueline Kennedy, i figli Christina e Alexandros. Lui, Aristotele, si limita a parlare in prima persona soltanto negli spazi ristretti del Prologo e dell'Epilogo, ma si capisce perché: il suo ego invade, straripante, tre quarti del Novecento. È un protagonista assolutamente volontario: che sia per il «bisogno di fare meglio di suo padre» o per proteggere le sorelle (oltre ad Artemis, le due sorellastre), che sia per rifarsi di quando è dovuto fuggire dalla sua Smirne distrutta e costruirsi una nuova vita a Buenos Aires, o perché gode a percepire l'invidia altrui, che sia per rivalersi su quegli spocchiosi degli armatori di vecchio corso (su tutti, il futuro suocero Stavros Livanos) che lo giudicano un volgare «paracadutista» piovuto dal cielo, Aristotele Onassis è un uomo divorato dalle passioni, assetato di denaro e di potere, ossessionato dalla nostalgia per la madrepatria che gli è stata rubata e dalle donne, di cui è follemente geloso, e alle quali offre doni principeschi. Insomma, è un greco degno dell'Iliade, dell'Odissea e delle grandi tragedie antiche: non a caso conosce a memoria i versi di Omero, materia nella quale si azzarda a gareggiare addirittura con Winston Churchill, quando lo ospita sul proprio yacht, il leggendario Christina. Non a caso sogna di tornare nella sua Smirne, una ferita mai rimarginata. Non a caso il grande amore della sua vita è Maria Callas, la divina, che all'opera incarna le eroine tragiche dell'Antica Grecia come nessuna. Non a caso sono entrambi greci (benché lei sia nata a New York)...
La biografia di Anna Folli dipinge la vita di Onassis per ciò che è stata: un romanzo travolgente, in cui a ogni pagina accadono lutti (su tutti, la morte del figlio Alexander), tradimenti (innumerevoli, e sempre seguiti da regali favolosamente costosi), illuminazioni (Aristotele vuole le navi, e le navi avrà, sfruttando la Grande depressione), innamoramenti improvvisi (a Onassis basta uno sguardo per essere rapito da una donna, come quando vede Lee Radziwill, sorella di Jackie Kennedy, al compleanno di Jfk al Madison Square Garden, nel 1962: «Per uomini come me... Lee è come una torcia accesa nella notte, non ci si può rinunciare»), delusioni (qualche sgambetto da parte degli altri armatori, le ripicche del governo americano tramite l'Fbi, i ripensamenti dei sauditi), guerre commerciali all'ultima petroliera o baleniera o raffineria o compagnia aerea, fughe (come quella in Argentina o quella dall'Europa accerchiata dai nazisti)... Ma, soprattutto, azioni memorabili da parte dell'eroe/antieroe, un ragazzino che a sedici anni si ritrova da solo in una Smirne distrutta e invasa, e non solo sopravvive ma riesce a far liberare il padre dalla prigione in cui i turchi lo hanno rinchiuso e a recuperare la sorella e le sorellastre in un campo profughi a Lesbo. E, tornato trionfatore ad Atene, trova i parenti che gli rinfacciano di avere speso troppi soldi...
Non che non li spenda, altroché: li ostenta in ogni modo, quei soldi, guadagnati a colpi di carisma, sudore, notti insonni, una memoria prodigiosa per i conti e un intuito leggendario. A Buenos Aires arriva con le tasche vuote, trova lavoro come telefonista, di notte origlia le conversazioni fra gli uomini di Borsa e fa i primi investimenti: così, in un anno, il profugo Aristotele Socrate Omero racimola un milione. Il primo di un patrimonio smisurato quanto la sua volontà. «Sono un sopravvissuto ed è questo a rendermi invincibile».
Trova anche la sua Itaca, a un certo punto: Skorpios, l'isola che si compra, ma dove non arriva l'acqua corrente; e tocca a Maria Callas cantare, per convincere i contadini a concedergli le tubature per poter trasformare la terra brulla in una distesa verde di piante e fiori. Quella che lo circonda per l'eternità, lì dove è sepolto insieme ai suoi cari, perché anche agli eroi di Omero tocca morire.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.