
A modo di trigesimo ritardato vogliamo ricordare un'artista che ha lasciato unanime rimpianto in quanti l'hanno ascoltata come pianista dal suono rotondo e luminoso o l'hanno avuta come formidabile insegnante nei conservatori di Bolzano e Firenze e alla Scuola musicale di Fiesole. Maria Tipo (1931-2025, nella foto), napoletana adottata fiorentina, veniva dalla lezione, per via della madre Ersilia Cavallo, di Ferruccio Busoni, perfezionata alla scuola di Alfredo Casella: piglio tecnico leonino al servizio di una piena espressività, e grande passione per Bach e le trascrizioni di Busoni, per Beethoven e i Notturni di Chopin, per le sonate di Domenico Scarlatti e soprattutto per quelle neglette di Muzio Clementi. Contro il malevolo giudizio di Mozart, le registrazioni di Maria Tipo e le accademie e i concerti dei suoi illustri allievi sono riusciti ad attenuare un giudizio che l'illustre pianista ricordava aver «fatto male ad entrambi», dimostrando quanto fosse feconda l'ammirazione di Beethoven per Clementi. Maria Tipo era concertista di fama internazionale (prima donna a vincere l'allora prestigiosissimo Concorso di Ginevra nel 1947) e insegnante generosa e autorevole, mentre di solito la carriera sopprime l'insegnante o viceversa.
Apparteneva a una schiatta di donne amate nelle sale da concerto e operose nei conservatori, tutte uscite dalle nidiate di Casella, come Lydia Proietti, Marcella Barzetti, Lya De Barberiis, Vera Gobbi Belcredi, Maria Luisa Faini.
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