
Lo stop ai motori a combustione interna dal 2035 continua a sollevare forti perplessità tra gli operatori del settore e le istituzioni. L'ex presidente della Bce ed ex premier Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo durante la settimana parlamentare 2025, ha ribadito la necessità di un approccio più equilibrato nella transizione verso la mobilità elettrica.
"Bisogna allineare strumenti e obiettivi. Non si può imporre lo stop ai motori a combustione dicendo a un intero settore produttivo che deve interrompere una grande linea di produzione e allo stesso tempo non imporre, con la stessa forza, l'installazione di sistemi di ricarica e non creare le interconnessioni per farlo. Bisogna allineare le cose", ha dichiarato Draghi, sottolineando le criticità di una transizione non accompagnata da infrastrutture adeguate.
Il monito dell'Unem
L'Unem (Unione Energie per la Mobilità) ha recentemente espresso preoccupazioni simili, evidenziando le carenze del concept paper elaborato dalla Commissione europea sul futuro dell’industria automotive.
"Considerare e insistere nell'evidenziare come l'energia elettrica sia l'unica forma di energia per il recupero di competitività del settore, dimenticando volutamente il contributo dei carbon neutral fuels e dei motori a combustione interna, svilisce ancora la leadership tecnologica, le infrastrutture e le competenze dell'Europa", si legge nel documento inviato alla Commissione.
L'associazione ha chiesto un'integrazione del concept paper affinché vengano incluse le filiere dei motori a combustione interna e dei carburanti rinnovabili e sintetici, considerate tecnologie chiave per la decarbonizzazione, in sinergia con la mobilità elettrica.
L'analisi di Gros-Pietro
A ribadire la necessità di un approccio più bilanciato è stato anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, intervenuto al Congresso Assiom Forex. "Il ritardo nel predisporre adeguate reti di ricarica per le batterie è uno dei fattori che non spingono gli utilizzatori ad abbandonare le auto con motore endotermico”, aveva affermato sabato scorso sottolineando che “molti utenti non acquistano un'auto elettrica anche a causa dei limiti di autonomia, oltre che del maggior prezzo; ma neppure acquistano una nuova auto endotermica, temendo possibili futuri divieti di circolazione; si tengono l'auto vecchia".
Un fenomeno che ha portato a "una caduta della produzione del nuovo e temporaneamente a una rivalutazione dei prezzi dell’usato", con effetti negativi su tutta la filiera. "Un risultato paradossale, che si accompagna alla distruzione di una parte della ricchezza esistente, le capacità produttive inutilizzate, e a un ritardo nella transizione necessaria", ha concluso.
Un futuro incerto per l'automotive europeo
Il dibattito sull’eliminazione dei motori endotermici si inserisce in un contesto più ampio di competitività industriale e strategica per l’Europa.
C’è necessità di una pianificazione più equilibrata, che tenga conto della neutralità tecnologica e delle infrastrutture necessarie per accompagnare la transizione. La partita resta aperta, con il dialogo strategico della Commissione europea in programma per il prossimo 5 marzo, in cui le istanze del settore verranno nuovamente messe al centro del confronto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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