![Confessa il killer della babysitter. "Ero nel panico, gettato il corpo"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/08/1739003205-screenshot-2025-02-08-060154.png?_=1739003205)
«Sì, sono stato io. Le ho stretto le mani al collo senza accorgermene, al culmine di un gioco erotico, ma non volevo farle del male, non volevo ucciderla...Poi sono andato nel panico, non riuscivo più a vedermi davanti il suo cadavere, ho dovuto nasconderlo, ma non l'ho fatto a pezzi».
Per oltre due ore e mezza - dalle 12.40 alle 15.20 di ieri - in carcere a San Vittore ha risposto senza tentennamenti al gip Anna Calabi. E così, con una versione dei fatti ancora tutta da verificare, ha confessato il suo crimine Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, l'operaio 48enne accusato dell'omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di occultamento di cadavere della compagna, la connazionale Jhoanna Nataly Quintanilla Valle che con lui da sei anni condivideva un monolocale nella zona nord ovest della città, in piazza dei Daini, nel quartiere Bicocca. Della baby sitter 40enne originaria di El Salvador non si avevano più notizie dalla notte tra il 24 e 25 gennaio scorso, ma il convivente ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri solo alcuni giorni dopo. Fermato venerdì pomeriggio in Procura dall'aggiunto Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, l'uomo si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ieri pomeriggio, dopo essersi consultato con il suo legale, l'avvocato Paola Selleri, il 48enne ha però finalmente deciso di dire la verità. E così adesso continua la ricerca del cadavere della donna. Durante l'interrogatorio di garanzia infatti Gonzalez Rivas non avrebbe fornito indicazioni precise sul luogo dove ha abbandonato il cadavere. «Non sa dire neanche in quale comune si trovano i resti della compagna, stiamo cercando nell'area tra Cassano d'Adda e Treviglio», quindi lungo una strada di campagna al confine tra la provincia di Milano e quella di Bergamo, come spiegano i detective dell'Arma.
Dalla ricostruzione effettuata dai carabinieri della squadra Omicidi del Nucleo investigativo guidati dal colonnello Antonio Coppola del comando provinciale dell'Arma insieme ai colleghi della stazione Greco Milanese e com'è scritto nelle carte del fermo emesso venerdì prima che l'uomo fosse portato a San Vittore, appare sempre più chiaro e fondamentale il ruolo giocato in questa inchiesta dall'esame dei fotogrammi delle telecamere di sorveglianza, in particolare quelle all'interno dei box dello stabile dove abita la coppia.
Il 48enne si sarebbe quindi disfatto del cadavere della compagna mettendolo in un voluminoso borsone da palestra con le ruote e poi trascinandolo a bordo della sua auto, una Fiat Punto, attraverso la portiera posteriore. Sono le 2.45 di sabato 25 gennaio, quindi Jhoanna sarebbe stata uccisa proprio la notte stessa in cui viene collocata la sua ormai fantomatica sparizione. E mentre la baby sitter non viene più notata uscire sin dalle 18.50 circa del giorno prima, esattamente ventiquattrore dopo il suo uomo è immortalato mentre sale sull'auto dove aveva messo il borsone e si allontana da casa. Da lì anche il sistema di controllo nazionale delle targhe conferma i passaggi della vettura nei comuni milanesi di Bresso, Gessate, Inzago e Cassano d'Adda, quindi il ritorno a casa alle 20.40. Determinanti in questa fase dell'inchiesta anche le analisi dei tabulati telefonici che segnalano, ad esempio, il definitivo spegnimento del telefono di Jhoanna alle 4.40 del 25 gennaio.
«A insospettirci in questi giorni è stato anche il cambiamento di Gonzalez Rivas - sottolineano gli inquirenti ancora una volta nel fermo dell'uomo - che mentre in sede di denuncia aveva parlato di Jhoanna come della
sua convivente, poi aveva finito per riferirsi a lei (...) come una mera coinquilina che si era allontanata la settimana prima».La gip deciderà oggi se convalidare il fermo e se disporre la custodia cautelare in carcere.
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