!["L'Europa reagirà ai dazi di Trump"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/12/1739337864-azt1a8jx0mzhzbpw12jw-ansa.jpeg?_=1739337864)
L'Unione europea si prepara a rispondere ai dazi imposti dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio, ma senza chiudere le porte al negoziato. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ribadito la ferma opposizione di Bruxelles. «Mi rammarico profondamente della decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni europee di acciaio e alluminio», ha dichiarato in una nota aggiungendo che «le tariffe sono tasse: dannose per le aziende, peggiori per i consumatori». I dazi Usa «ingiustificati sull'Ue non rimarranno senza risposta: innescheranno contromisure ferme e proporzionate».
Il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha elencato al Parlamento Ue i Paesi con cui l'Ue intende rafforzare la cooperazione per compensare le perdite causate dai dazi statunitensi. Si tratta di India, Indonesia, Filippine, Thailandia e Paesi del Golfo. Ursula von der Leyen ieri ha incontrato il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, a margine del summit sull'intelligenza artificiale a Parigi. «Ci importa molto dell'Europa, vediamo molte relazioni economiche sulle quali costruire ma vogliamo anche assicurarci che ci impegniamo in una partnership di sicurezza che sia positiva per l'Europa e per gli Usa», ha dichiarato il numero due di Trump. Entrambi si rivedranno alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco per proseguire il dialogo. I dossier legati alle relazioni commerciali sono competenza di Palazzo Berlaymont ma l'esecutivo Ue sa benissimo che attraverso accordi bilaterali Trump può differenziare i dazi a seconda dell'interlocutore europeo. Non è un caso, quindi, che la presidenza polacca abbia convocato domani una riunione dei ministri del Commercio dei 27, in videocall. «È un momento difficile, serve una risposta equilibrata», ha spiegato il premier Donald Tusk. Il messaggio è chiaro: Bruxelles non tollererà iniziative unilaterali.
Le nuove tariffe, tuttavia, stanno generando forte apprensione anche nel mondo economico. «È chiaro che se in Europa abbiamo bisogno di Trump per muoverci e reagire siamo abbastanza storditi. Il problema dell'Europa non è Trump, i problemi dell'Europa sono insiti nell'Europa stessa. Non abbiamo energia, quindi servono infrastrutture, e non abbiamo una politica energetica comune, senza non si fa nulla», ha detto ieri l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, sottolineando che «quando c'è una crisi è già troppo tardi, non si riesce a cambiare una traiettoria che l'Europa ha preso negli ultimi 20 anni». Eurofer, l'associazione dell'industria siderurgica europea, ha stimato che l'Ue potrebbe perdere fino a 3,7 milioni di tonnellate di esportazioni di acciaio verso gli Usa, chiedendo un'azione «decisa e immediata» da parte di Bruxelles. Anche gli imprenditori sono preoccupati. «È ovvio che per un Paese come l'Italia, quarto esportatore mondiale, il tema dei dazi è un rischio e una preoccupazione», ha dichiarato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini.
Pur riconoscendo che alcuni punti del programma di Trump, come la semplificazione e il potenziamento dell'industria, piacciono a Viale dell'Astronomia, Orsini ha sottolineato che «tutto dipende da come si declinano». Ha inoltre auspicato che l'Europa resti unita e che il buon rapporto del governo italiano con l'amministrazione americana possa agevolare un dialogo per evitare ulteriori dazi.
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