![Carceri ostaggio dei clan. Verso la stretta del 41 bis](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/12/1739336470-azt1t61vm42zrfiivskr-fotogramma.jpeg?_=1739336470)
La criminalità organizzata fa il bello e il cattivo tempo in carcere, anche nei reparti «ad alta sicurezza» che sono assoggettati al suo dominio. È il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo a sganciare la bomba di buon mattino, parlando «dell'estrema debolezza del circuito penitenziario che dovrebbe contenere la pericolosità dei mafiosi» che non sono al 41 bis. «È un tema delicato che deve aprire una riflessione profonda», ha aggiunto il magistrato.
L'inchiesta di Palermo dimostra ciò che in tanti hanno sempre sostenuto: il carcere non rieduca, non ha sufficiente effetto deterrente anzi è diventato il luogo dove affiliare nuove leve. Se i penitenziari sono permeabili all'esterno, il potere delle consorterie criminali non viene scalfito, anzi. Lo si capisce anche dal fatto che, come hanno rivelato le indagini della Dda di Palermo, l'obbligo di mantenimento degli affiliati dietro le sbarre è costoso ma cruciale per non perdere credibilità, anche se qualche capomafia protesta per le pretese dei familiari dei carcerati, considerate eccessive.
«La necessità di recidere il legame tra i soggetti detenuti ed i sodali in libertà rimane di primaria importanza», sottolinea il presidente della commissione Antimafia, che sta lavorando a una stretta sui regimi carcerari più duri, come il 41bis, renderne più coercitiva l'applicazione, con modifiche normative anche sull'articolo 4 bis dell'ordinamento penitenziario, vale a dire ripristinare il divieto - eliminato nel 2022 - di concedere benefici ai detenuti considerati ad alta pericolosità sociale che non collaborano con la giustizia «per attuare un taglio netto e radicale di quel cordone ombelicale tra detenuti e famiglie criminali di riferimento e per evitare pericolose derive interpretative che possano condurre nuovamente a situazioni analoghe», sottolinea la Colosimo, critica con la decisione dei giorni scorsi del tribunale di Sorveglianza di Roma di revocare la proroga del carcere duro per Giovanni Riina, il figlio dell'ex capo di Cosa Nostra arrestato nel 1996 al 41bis dal 2002.
La conferma del carcere duro resta la priorità della maggioranza ed è un segnale preciso ai boss, che nei giorni scorsi hanno manifestato la loro insofferenza per questa misura, con alcune intercettazioni in cui alcuni boss si sono scagliati contro il premier Giorgia Meloni, che ancora ieri ha ribadito ai suoi: nessun cedimento.
Ma il cuore del problema resta la capacità dei boss di far entrare in carcere criptofonini e cellulari mini nei circuiti considerati un gradino sotto il 41bis. «Il sistema penitenziario non risponde più a nessuno degli scopi assegnati alla pena detentiva dall'ordinamento, a partire dalla Legge fondamentale dello Stato», dice Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa Polizia Penitenziaria, nonostante lo sforzo di chi si sobbarca turni massacranti per colpa della mancanza di turn over del personale.
Come risolvere questa criticità? Secondo fonti del Dap contattate del Giornale il problema sollevato dall'inchiesta di Palermo è in cima alle priorità dell'amministrazione penitenziaria. «Sono state intensificare le perquisizioni quotidiane, con un sostanziale aumento di rinvenimento di cellulari, sostanze stupefacenti e oggetti non consentiti», ci dice off the record un funzionario del Dap.
L'amministrazione penitenziaria lavora anche a rafforzare la vigilanza sulla corrispondenza e i colloqui, con costosi sistemi anti drone fisso o mobile (ci sono già 37 istituti equipaggiati, per una decina sono in corso le procedure di affidamento), altri istituti hanno jammer mobili che impediscono le comunicazioni con l'esterno, difficili da collocare quando il carcere è vicino a zone abitate come a Milano o
a Napoli e sono stati distribuiti quasi 6mila dispositivi mobili tra jammer, metal detector manuali e a portale e dispositivi per il controllo pacchi a raggi X. Ma allora come ha fatto la mafia a eludere questi controlli?
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