"L'integrazione si costruisce sul rispetto"

Il manager Francesco Wu: "Cammino basato sulla cultura"

"L'integrazione si costruisce sul rispetto"
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«Concerti a San Siro a parte, il Capodanno Cinese di Milano è la festa più partecipata (quest'anno per la prima volta con ingressi contingentati). Possiamo dire che la Parata del Dragone è diventata meneghina». È soddisfatto il Presidente onorario dell'Unione Imprenditori Italia-Cina Uniic, Francesco Wu, che fa anche parte del direttivo Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Se il caso non c'entra, come avete fatto?

«La comunità cinese di Milano è la più popolosa d'Italia, 33mila abitanti e la più antica. La Festa di Primavera in Paolo Sarpi è nata nel 1987. Sicuramente c'è stato impegno da parte nostra ma va detto che siamo cresciuti su un terreno favorevole...».

Milano?

«È così. C'è un antico detto che lo riassume: Chi viene a Milano e lavora è milanese. Il capoluogo lombardo ha sempre accolto persone da ogni regione e i milanesi sono per natura curiosi, sperimentatori e aperti alle novità».

Infatti amano assaggiare i cibi etnici.

«Esatto. Ma proprio un piatto tipico, il risotto allo zafferano, si basa su una spezia orientale. Segno che nell'animo, il milanese è propenso a integrarsi, ad avvicinarsi all'altro, a non erigere barriere».

Vero, si dice anche che abbiamo il cuore in mano. Ma torniamo al Capodanno cinese e al successo di pubblico.

«Per quasi due miliardi di persone nel mondo è la festa più importante, si celebra dappertutto. Nel dicembre 2024 è diventata patrimonio immateriale dell'Umanità per l'Unesco. È una festa che piace perché coinvolge le famiglie, è gratuita e si svolge la domenica».

Quest'anno tuttavia avete avuto più costi.

«Sì, per rispettare le misure di sicurezza, garantire i metal detector e controllare gli ingressi. Si son fatte carico delle spese le associazioni cinesi e, in piccola parte, i commercianti di Paolo Sarpi».

Oggi via Paolo Sarpi è meta ambita, anche dai turisti, ma non è sempre stato così.

«Il risultato di oggi è frutto di un grande lavoro comune. La Uniic è nata nel 2012 quando la zona era considerata senza legalità, abitata da una comunità chiusa. Abbiamo avviato un cammino culturale, l'integrazione si costruisce sul rispetto e anche i cinesi rispettano chi ha buona volontà e lavora. Piano piano le strade sono rifiorite e oggi i locali più richiesti sono specializzati in piatti asiatici».

Vista l'affluenza vi sposterete l'anno prossimo?

«Ci abbiamo pensato ma al momento escludiamo, la zona Sempione-Sarpi ormai ha una connotazione tipica».

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