Prenoto e non mi presento

Dopo il caso del locale genovese che ha denunciato 21 clienti "scomparsi" si cercano soluzioni al fenomeno del "no show", tassa occulta dei ristoranti

Prenoto e non mi presento
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Truffa, Interruzione di pubblico servizio. Inadempimento contrattuale. Sono i reati ipotizzati dalla Fattoria didattica Il Ciliegio di San Desiderio, quartiere collinare di Genova, che ha deciso di denunciare i 21 clienti che qualche giorno fa non si sono presentati dopo aver prenotato oltre la metà del ristorante. Una mancanza di correttezza di cui i ristoratori sono vittime spesso per l'incuria di persone che non capiscono il danno economico che procurano a persone che vivono (o cercano di vivere) onestamente del proprio lavoro. La differenza rispetto ad altre volte è che Emidio Dellepiane, che gestisce il locale con il socio Davide Basso, ha deciso di non tenersi stretta la sua frustrazione ma di andare dai Carabinieri. Dellepiane non si aspetta un rimborso «ma vogliamo che questi episodi non si ripetano più». Anche perché la contumacia dei 21 clienti ha procurato un danno «anche ai nostri ragazzi addetti al servizio che sono dovuti tornare a casa anzitempo e soprattutto altre famiglie che avrebbero dovuto pranzare in Fattoria e che abbiamo dovuto rifiutare per il tutto esaurito».

Un caso eclatante che riporta i riflettori su un fenomeno, quello che in gergo si chiama «no show», che costituisce una tassa occulta per il mondo della ristorazione che già non se la passa benissimo. Del resto il prenotare e non presentarsi è un tipico malvezzo italico. In molti casi si tratta si può certo trattare di un contrattempo, una piccola quota di mancati arrivi è considerato fisiologica dai ristoratori. Ma nella gran parte dei casi si tratta di disprezzo e di maleducazione. Anche perché spesso alla decisione in fondo legittima di non recarsi al ristorante prenotato magari giorni prima (cambiare idea è un diritto civile) non segue la più banale delle decisioni: chiamare il locale per avvertirlo. In molti casi, soprattutto nel fine dining dove è difficile avere una clientela «walk in», il danno è comunque fatto. Ma in altri il ristoratore ha tempo di recuperare qualcuno dei clienti «rimbalzati» in precedenza.

In realtà una soluzione definitiva c'è: chiedere a chiunque faccia una prenotazione di lasciare la carta di credito, dalla quale il ristoratore sedotto e abbandonato potrà prelevare una «multa» predeterminata. Una pratica molto frequente all'estero, soprattutto nei Paesi anglosassoni, ma che da noi si scontra con la resistenza culturale legata alla percezione da parte del cliente di rinunciare a un proprio sacrosanto diritto: quello per cui «pago e faccio come mi pare». Sì, ma allora paga.

In realtà qualche coraggioso ristoratore chiede già la garanzia al momento della prenotazione, ma più che altro a scopo dissuasivo, perché poi difficilmente il prelievo viene effettuato. Ma di sicuro il futuro va in quella direzione. Ma altri strumenti sono possibili. «Io ho messo a punto una piattaforma - ci racconta Giuliano Lanzetti, proprietario del Bounty di Rimini e fondatore di Pienissimo, una piattaforma di assistenza e formazione per ristoratori - che in automatico manda un messaggio di remind al cliente con quanto anticipo si vuole.

Non solo, memorizza gli overbooking e consente di ricontattare le persone che inizialmente non avevano trovato posto e che magari sono ancora in grado di cambiare programmi, Certo, resta sempre il tema di chiedere un preaddebito con la carta». La libertà, anche quella di «paccare» si paga.

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