"Non ci sono né trasparenza, né coerenza". Djokovic al veleno sul caso Sinner

L'ex numero uno al mondo ha espresso il proprio parere sull'accordo tra la Wada e il tennista italiano

"Non ci sono né trasparenza, né coerenza". Djokovic al veleno sul caso Sinner
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Continua a far discutere, non solo nel mondo del tennis, la notizia dell'accordo tra la Wada e Jannik Sinner per quanto concerne la vicenda Clostebol: anche Novak Djokovic ha voluto dire la sua sulla squalifica di tre mesi comminata al fresco vincitore degli Australian Open.

Tra atleti ed ex atleti, alcuni si sono espressi in modo negativo nei confronti dell'attuale numero uno al mondo, e tra di essi spiccano soprattutto il tre volte vincitore Slam Stan Wawrinka e ovviamente il solito Nick Kyrgios, oramai più dedito all'intrattenimento sui suoi canali social piuttosto che all'attività agonistica sui campi di gioco. "Non credo più in uno sport pulito", ha scritto l'elvetico su X."Quindi la Wada esce allo scoperto e dice che chiederà una squalifica di 1-2 anni. Ovviamente la squadra dei Sinner ha fatto tutto il possibile per andare avanti e accettare una squalifica di 3 mesi, senza perdere titoli, senza perdere premi in denaro. Colpevole o no? Triste giorno per il tennis", ha commentato l'australiano, promettendo al suo pubblico di portare ulteriori contenuti:"Restate sintonizzati per sapere quando sarà il momento esatto", ha annunciato infatti, mettendo ancora una volta il suo tennis giocato in secondo piano.

E Djokovic? Il tennista serbo, al suo ritorno in campo dopo l'infortunio patito nello Slam australiano, non ha potuto ovviamente evitare di rispondere alle domande che gli sono state poste durante una conferenza stampa del Qatar ExxonMobil Open."Ho visto le notizie, i casi di Iga Swiatek e Jannik Sinner hanno generato molta attenzione, non è una buona immagine per il nostro sport, questo è sicuro", esordisce. Nole rivela di aver parlato del problema con molti colleghi, numerosi dei quali non si sono dimostrati soddisfatti di come le due vicende sono state gestite: "La maggior parte dei giocatori non ritiene che sia stato fatto tutto in modo corretto, e che ci sia un favoritismo in atto".

Ma quel'è il motivo di tanto astio? A quanto pare il fatto che si tratti dei due esponenti di spicco di Atp e Wta: "Sembra quasi che se sei un giocatore di alto livello tu possa influenzare il risultato", considera Nole spiegando la sensazione trasmessagli dai colleghi. "Swiatek e Sinner sono innocenti, è stato dimostrato fino a prova contraria. Quindi adesso sono innocenti", prosegue il serbo, eppure c'è più di qualcosa che non va. Da un lato, infatti, il tennista italiano è stato sospeso, mentre i suoi due collaboratori, principali responsabili della positività, non hanno avuto ripercussioni: "Sinner è stato sospeso per tre mesi a causa degli errori e della negligenza dei membri del suo team, che stanno attualmente lavorando nel circuito ed è qualcosa che molti giocatori e io troviamo strano", spiega ai giornalisti l'ex numero uno al mondo.

Altro tasto dolente è quello della scarsa uniformità di giudizio, ed è proprio su questo punto che secondo Djokovic bisognerà lavorare fin da subito: "Abbiamo visto sui social media che Simona Halep, Tara Moore e altri giocatori forse meno noti hanno lottato per anni per risolvere il loro caso o che hanno ricevuto squalifiche di anni". Parole d'ordine per evitare di ritrovarsi in situazioni del genere sono coerenza e uniformità, entrambe mancate nella gestione dei casi Swiatek e Sinner, considera Nole, ma viene da chiedersi se il clamore mediatico e la necessità di dover a causa di ciò intervenire per comunicare all'esterno una parvenza di severità di giudizio anche laddove siano state portate prove di contaminazione esterna, sarebbero stati identici nel caso in cui i due tennisti non fossero stati raggiunti dalla segnalazione mentre erano in vetta al ranking Atp e Wta.

"Se si tratta ogni caso singolarmente o indipendentemente, come sta accadendo, non ci sono né trasparenza né coerenza", puntualizza il serbo, che spera si possa arrivare a regole più chiare e non fraintendibili. Come nel caso in cui viene richiesto all'atleta segnalato di fornire informazioni e giustificazioni "entro un lasso di tempo ragionevole". Qual'è questo lasso di tempo? Si è parlato di sei ore, ma queste fantomatiche sei ore non sono messe nero su bianco nel regolamento, lamenta Nole.

"A volte la contaminazione è maggiore, altre è minore, come in questo caso", affonda il serbo,"il problema attuale è che c’è una generale mancanza di fiducia tra i giocatori, uomini e donne, nei confronti della WADA, dell’ITIA e dell’intero processo".

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