L'intelligenza artificiale, con le sue innovazioni, avanza. Si espande, cresce, sviluppa capacità inattese e imponderabili. Per cogliere al meglio le potenzialità offerte dalla tecnologia serve però un "cambio di paradigma". All'evento milanese per i 50 anni del Giornale, il nostro vicedirettore Nicola Porro modera una tavola rotonda dedicata proprio alle evoluzioni in corso. A confrontarsi sull'argomento saranno Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato di Fincantieri, Marco Hannappel, Amministratore Delegato di Philip Morris Italia, Pietro Labriola, Amministratore Delegato di TIM, Claudia Parzani, Presidente di Borsa Italiana. Un parterre d'eccezione per approfondire gli aspetti decisivi dei cambiamenti in corso e per capire come i grandi protagonisti dell'imprenditoria e dell'economia italiana si stiano adeguando a essi.
Porro apre il panel incalzando Labriola. "Che succede a Tim". E lui: "Tim ha fissato il closing per la vendita di Netco a Kkr. Questo ci permetterà di ridurre il livello di indebitamento e di eliminare quei vincoli burocratici che non ci permettevano di competere con gli altri player; vincoli che erano anacronisticì. Dal due luglio non avremo più questi vincoli e diventiamo come tutti gli altri operatori". Parzani: "Oggi c'è più ragionevolezza nel scegliere la Borsa che in passato. La Borsa dev'essere un ponte tra aziende e investitori. La Borsa italiana, in un Paese di imprenditori come il nostro, potrebbe crescere ancora di più. E poi, perché noi non possiamo essere il polo del food and beverage o del luxury, cioè di settori in cui l'Italia è apprezzata?". E ancora: "C'è un tema di regole, abbiamo processi e procedure che sono stati più lunghi di altri Paesi. Si va nella direzione di una maggiore semplificazione ed è un aspetto significativo. Al contempo, occorrono investitori istituzionali con un ruolo maggiore al fine di indirizzare più finanziamenti nel medio e lungo periodo a sostegno del tessuto industriale del Paese".
Parola ad Hannapel, sempre sul tema delle regole e della scelta di Philip Morris di investire molto in Italia. "Siamo tra i più grandi investitori esteri in Italia nell'ultimo decennio. A Crespellano, in provincia di Bologna, è stata fatta la più grande fabbrica dell'ultimo secolo in Italia: pari a 33 stadi di San Siro. Ed è il frutto di oltre 1,2 miliardi di investimento, esporta in oltre 40 Paesi nel mondo ed è il centro di una filiera non solo industriale ma anche agricola. Nel 2013 c'era un terreno incolto, oggi c'è un impianto che esporta nel mondo e che è un polo capace di raccogliere l'italianità. Il pilastro è l'investimento di una multinazionale seria che investe in agricoltura italiana, in ricerca e sviluppo con il più grande centro a livello mondiale per la nostra azienda. Con investimenti, 41mila persone e mezzo punto di Pil nazionale, in Italia abbiamo costruito una filiera integrata d’eccellenza.. C'è un'Italia che migliora, invece Paesi come la Francia iniziano ad avere pensieri di instabilità. Per chi, come noi, fa prodotti che non esistevano sulla faccia della terra, produrre dove c'è un genio funziona".
"L'impianto produttivo di Bologna ha livelli di qualità elevati e questo conta, perché a fare la differenza sono le persone e l'italianità. La nostra burocrazia rappresenta ancora una difficoltà, ma dall'altra parte c'è l'italianità nei valori ingegneristici e agricoli. Sappiamo lavorari come nessun altro in Europa", aggiunge Hannapel.
"La sfida è come tenere in Occidente la complessità. La regolamentazione green è una croce per gli armatori ma una fonte di distintività per l'industria. La nostra nuova frontiera è integrare tutto ciò che è nel dominio logico della nave, studiare il comportamento della nave trasformarlo in dati e prendere decisioni", dice Pierroberto Folgiero, Ceo di Fincantieri. "La nave la fa Fincantieri con tutta la sua filiera. E lì c'è l'Italian touch, in tutta la filiera. Le navi di lusso le facciamo ancora. Stiamo facendo la nave della Four Season".
Labriola: "In un Paese come gli Usa abbiamo 3 operatori di Tlc, in Cina e India 3 o 4 operatori. In Europa più di 100. Dobbiamo costruire 100 reti di telecomunicazioni sovrapposte. Nel 1993, quando mi sono laureato, in ogni Paese c'era un operatore di telecomunicazione, poi si è pensato che la competizione avrebbe portato a uno sviluppo. Oggi qual è la situazione? I prezzi sono scesi, sul fisso siamo il secondo Paese europeo con i prezzi più bassi. Ma se faccio la somma di tutti i costi e i ricavi di tutti gli operatori italiani, non c'è un utile. Come Europa siamo stati più realisti del re, imponendo vincoli che fuori non hanno. Il percorso di liberalizzazione non è avvenuto in altri settori, questo ha comportato una situazione anomala che può essere invertita soltanto permettendo che gli operatori si mettano insieme, ma oggi questo è vietato. Le Tlc in Italia erano un settore a compartimenti stagni, oggi non c'è più questa suddivisione: WhatsApp si usa anche per fare le chiamate, ma indovinate chi paga la numerazione telefonica utilizzata? Noi operatori".
Parzani: "I numeri della Borsa italiana sono cresciuti e sono state fatte scelte che hanno portato investimenti in Italia. Non possiamo stare in un mercato che non gioca una partita europea, diversamente ci escludiamo dal tavolo di gioco".
Secondo giro di domande. E tocca di nuovo ad Hannapel, interpellato da Porro sull'intelligenza artificiale. "C'è già ed è in grande sviluppo, va regolata e gestita come strumento. Il nostro è uno stabilimento di ultra-generazione, facciamo prodotti complessi che richiedono miliardi di dollari di ricerca e sviluppo. L'Intelligenza artificiale potrà aiutare, ma la crescita delle macchine deve essere di pari passo a quella umana. Le macchine che fanno il prodotto finito, da noi, sono per l'80% italiane". E ancora: "Chi non vorrebbe una fabbrica come la nostra? Il brevetto è spostabile, ma due cose garantiscono il futuro di un impianto come questo: quanto l'Italia conta a livello internazionale e poi le persone. Dobbiamo mettere insieme i muscoli, ovvero la fabbrica, e il cervello, ovvero la ricerca e lo sviluppo".
Porro cede la parola a Folgiero: "Per rimanere la seconda manifattura d'Europa dobbiamo prendere atto che si possono fare tante cose senza mani, ma non la manifattura. Questo tema va preso molto sul serio. Avere una capacità manifatturiera significa prendere molto sul serio il tema del lavoro. Noi abbiamo cercato ragazzi che venissero a fare i saldatori specializzati per gestire una nuova saltatrice robotizzata. Su 90 posti disponibili abbiamo ricevuto 17mila domande. Se noi diventiamo un po' più 'olivettiani' e se lavoriamo sull'automazione, questo funziona. Sulle attività di basso valore aggiunto, in Ghana abbiamo aperto una scuola di saldatori che porteremo in Italia in modo disciplinato con il decreto flussi.
Andare in cantiere è un lavoro che ha tanto futuro dentro, di interfaccia con la macchina, nella consapevolezza che una quota di lavoro deve venire dall'estero, anch'esso pensato in maniera 'olivettiana' e con l'impegno a pensare a queste persone anche quando escono dal cantiere. Questo significa prendere sul serio il tema del lavoro".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.