Dall'elezione del prossimo presidente degli Stati Uniti d'America alle questioni economiche, passando per il tema dei conflitti mondiali in corso, dell'immigrazione e dei rapporti internazionali e geopolitici che coinvolgono l'intero Occidente. È un'intervista a 360 gradi quella che Mike Pompeo ha rilasciato a Nicola Porro. L'occasione per mettere in scena un interessante dialogo tra l'ex segretario di Stato americano e il vicedirettore del Giornale è stato l'evento conclusivo che celebra il primo mezzo secolo di vita del quotidiano fondato da Indro Montanelli, dal titolo "Il Giornale 50 anni dopo", tenuto presso gli IBM Studios Milano di piazza Gae Aulenti. L'uomo della presidenza a firma Donald Trump sarebbe pronto al bis in caso di ritorno alla Casa Bianca del leader dei Repubblicani. Un'ipotesi non così campata in aria visto che, secondo l'ex capo della diplomazia Usa, ex direttore della Cia e oggi editorialista del Giornale, il successo del tycoon statunitense è molto probabile, per non dire certo.
Pompeo è infatti assolutamente convinto che il prossimo 5 novembre sarà proprio Trump a vincere le elezioni americane. Anche se sicuramente non sottovaluta il fatto che "certamente è una prima volta assoluta in cui un candidato alla presidenza degli Stati Uniti arriva alla nomination da condannato". Però "vedremo se alla fine i cittadini americani sceglieranno Donald Trump o l'attuale presidente Joe Biden": Quest'ultimo, infatti, non si è assolutamente dimostrato efficacie né sui temi economici né su quelli relativi all'immigrazione. Si parla da un lato che gli Usa sono cresciuti economicamente ma sono "nella fetta più ricca della popolazione: provate a chiederlo in Kansas se sono diventati più agiati adesso". Biden dice che "l'economia va benissimo, ma va bene per i suoi amici - sottolinea - Ci sono più difficoltà che nel passato. Pensiamo ai mutui e alla inflazione. L'economia non è solo quanto vanno bene le azioni Amazon".
Stesso discorso per quanto riguarda il fenomeno migratorio: "Sono sicuro che Trump ritornerà a gestire l'immigrazione come già aveva fatto nel suo primo mandato". I rapporti internazionali e geopolitici degli Stati Uniti sono poi al centro nella conversazione tra Nicola Porro e l'ex segretario di Stato Usa. "Gli stati del Golfo capiscono che Israele non è una minaccia, ma comprendono che la minaccia viene da Teheran. Questo è il rischio per loro, perchè questo regime islamico all'interno dell'Iran è pronto a prendere il controllo dell'intera regione". Quanto alla Cina, "stanno cercando di distruggere il nostro modo di vivere e noi dobbiamo respingerli". Pompeo critica poi il ruolo nella Cina nella gestione della prima fase del Covid quattro anni fa: "Fece malissimo a far partire i voli per l'Italia senza rendersi miminamente conto dei danni che avrebbe procurato con quella scelta", è il suo attacco. A proposito di Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, l'ex direttore della Cia ritiene che lui sarà uno dei primi a potere essere avvantaggiato da una debolezza degli Usa e (più in generale) di tutto l'Occidente se "continueranno a mettere come loro priorità assoluta la cultura woke e i cambiamenti climatici".
A proposito del primo di questi due elementi, Pompeo ritiene incredibile come questo atteggiamento di "totale inclusione" a livello di sesso, nazionalità ed etnia ha riguardato anche il settore militare. "Se io devo decidere chi diventa chi andrà alla guida dell'esercito americano, userò come criterio quello della bravura e della capacità: non è che devo scegliere per forza un terzo di donne o di ispanici".
Ed è proprio sulla base di queste profonde convinzioni che Mike Pompeo non esclude per niente un suo ritorno alla Casa Bianca per lavorare a fianco del leader repubblicano con il quale aveva già collaborato dal 2018 al 2021: "In questo momento sono contento di quello che sto facendo ma, tra sette mesi, chissà...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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