Se il «Controcorrente», l’irriverente spillo in prima pagina che metteva alla berlina i personaggi della politica irridendone i difetti e i tic, era per Indro Montanelli una vera ossessione, il gusto per la satira è sempre stato nel dna del Giornale. Da Ugo Marantonio a Riccardo Manzi, indimenticabili matite a cui si devono gli schizzi dei big di Dc, Pci e Psi, fino a Valerio Marini negli anni ’90, per arrivare ai «mostri sacri» Giorgio Forattini e Alfio Krancic. Sono soprattutto loro a incarnare lo spirito dissacrante e scanzonato del Giornale.
Se Forattini è stato l’Honoré de Balzac delle vignette satiriche, Alfio Krancic è stato il Céline della matita e la sua arte è legata indissolubilmente al Giornale, con cui ha collaborato per quasi trent’anni, sferzando sinistra e politically correct. Chiude il parto vignettisti Dariush Radpour, caricaturista e ritrattista storico delle nostre pagine.
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