Il 64 per cento degli italiani non controlla i propri nei

Sorvegliare i nei e fare un controllo, almeno una volta all'anno. Un gesto semplice e molto efficace, per la salute della nostra pelle. Del quale si ha però scarsa consapevolezza. Secondo i risultati di una recente indagine, condotta da GfK Eurisko, in occasione dell'Euromelanoma Day 2013, la maggioranza degli italiani (ben il 64 per cento), non si è mai sottoposta ad un controllo dei nei. Comportamento quest'ultimo che, insieme ad altre abitudini scorrette, come l'uso dei lettini solari (il 75 per cento ignora la pericolosità delle lampade abbronzanti) o l'esposizione selvaggia al sole (riguarda più del 40 per cento degli italiani), intermittente e intensiva, nella fascia oraria in cui gli ultravioletti sono più dannosi (tra le 12 e le 16), rischiano di fare il gioco del nemico numero uno della pelle: il melanoma. Una forma di tumore cutaneo, molto grave. Con prognosi eccellente, se identificato per tempo, ma difficile da trattare quando si diffonde ad altri organi (melanoma metastatico): colpisce in Italia ogni anno più di 7mila italiani, 1800 con la forma avanzata, con un incremento dell'incidenza del 30 per cento, nelle ultime decadi. Ora, nuove prospettive terapeutiche, messe a punto grazie agli avanzamenti della ricerca farmacologica, fanno ben sperare. É in arrivo, contro il melanoma metastatico, la prima terapia personalizzata, targata made-in-Italy. Si tratta di vemurafenib, farmaco orale, prodotto nello stabilimento Roche di Segrate (Milano) per tutto il mondo, disponibile, forse, già entro il prossimo giugno. «Oggi in Italia c'è finalmente la possibilità di avere un farmaco in grado di spegnere l'interruttore del melanoma metastatico, vale a dire la proteina Braf mutata, che in un paziente su due alimenta il tumore della pelle», spiega Paolo Ascierto, dell'Istituto Nazionale Tumori IRCCS, Fondazione Pascale di Napoli.

«Tra gli esperti si parla di Effetto - Lazzaro per sottolineare il beneficio immediato che il farmaco è in grado di apportare, in pochi giorni al paziente e il netto miglioramento anche in termini di tempo medio di sopravvivenza». Gli studi clinici di fase II e III hanno dimostrato gli eccellenti risultati raggiunti.

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