Accordo bipartisan sugli «spioni» per scongiurare il rischio di ricatti

Per evitare ambiguità il testo prescrive anche l’iter per cancellare tutti i nominativi

Marianna Bartoccelli

da Roma

Vanno distrutte. Bruciate o che, si vedrà. L’importante è che le migliaia e migliaia di intercettazioni illegali raccolte in questi anni da Tavaroli & Co devono essere mandate nell’immondizia. Lo afferma il Guardasigilli Mastella, lo ribadisce il vicecordinatore nazionale di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, lo suggeriscono anche il ministro dell’Interno Giuliano Amato e quello all’Ambiente Pecoraro Scanio. E si dichiara d’accordo anche Massimo Brutti, il senatore diessino vicepresidente del Copaco.
E alla fine il decreto legge approvato senza porre tempo dal Consiglio dei ministri lo afferma chiaramente: «Le intercettazioni illecite vanno distrutte e chi le detiene commette un reato». E va anche stilato il verbale di distruzione. Per evitare ogni sorta di ambiguità il decreto legge ne spiega l’iter: «L’autorità giudiziaria dispone l’immediata distruzione dei documenti, dei supporti e degli atti concernenti dati e contenuti di conversazioni e comunicazioni, relativi al traffico telefonico e telematico, illegalmente formati o acquisiti. Allo stesso modo si provvede per i documenti formati attraverso la raccolta illegale di informazioni». Il decreto legge colpisce quindi tutte le intercettazioni illegali mentre, come spiega il ministro Amato, «non cambiano le norme per la pubblicazione abusiva di intercettazioni non attinenti al caso. Per quel tipo di intercettazioni il giudice può pensare che in futuro potranno essere utili. Per le intercettazioni illegali, invece, esse non possono mai costituire notizia di reato né possono essere messe in circolazione. La loro diffusione equivale a quella della droga». Alla fine, tranne la Federazione nazionale della Stampa che si dichiara preoccupata per la libertà dei giornalisti, tutti i politici si dichiarano soddisfatti del dl approvato dal Consiglio dei ministri. Dal ministro Antonio Di Pietro dell’Idv al deputato di Rc, Gigi Malabarba, che difende l’urgenza con la quale è stato varato il decreto legge e sostiene che nel dl «alcuni elementi positivi saltano agli occhi come la distruzione di tutto il materiale registrato illegalmente sia da privati che dai servizi segreti e altri apparati di sicurezza». Il decreto legge è stato valutato positivamente dalla Cdl che ha da tempo presentato in aula un decreto legge che insieme a quello del ministro Mastella è all’esame delle commissioni. Pier Ferdinando Casini (Udc): «Sono mesi che si parla di questo decreto sulle intercettazioni - afferma Pierferdinando Casini, Udc -. Finalmente è arrivato, probabilmente smosso da questa vicenda che ha certamente un aspetto inquietante». Disponibile a esaminare in aula il decreto in tempi rapidissimi anche Renato Schifani. «Siamo pronti a esaminare in tempi brevi, anzi brevissimi, il decreto e a convertirlo in legge, se rispetterà l’esigenza del totale rispetto della privacy dei cittadini» - afferma il capogruppo al Senato di Fi.
Sulla stessa linea Altero Matteoli: «Ne condividiamo lo spirito che è quello di evitare che una montagna di intercettazioni su ignari cittadini non autorizzate e non richieste diventi di pubblico dominio con effetti che tutti possono immaginare», ribadisce il capogruppo dei senatori di An. Convinto della necessità di urgenza di un decreto legge è anche Renzo Lusetti della Margherita che spera poi in una legge che non solo punisca le intercettazioni legali ma ne regolamenti anche l’uso corretto».

L’ex-ministro Maroni della Lega si augura che quando Prodi verrà in aula a parlare di Telecom affronti anche l’argomento delle intercettazioni, strettamente collegato: «Venga a riferire in Parlamento senza essere elusivo ed evasivo come di solito fa», ribadisce. Fuori dal coro l’ex guardasigilli Castelli: «Intercettare illegalmente è già reato. Il vero problema è la diffusione ad arte che parte dalle procure, su questo occorre agire, il resto è propaganda».

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