Lucia Serlenga
Dalla testa ai piedi, in fatto di moda, non ci sono più regole. Soprattutto quando si parla di accessori il cui comune denominatore è il free-style, l'assoluta anarchia. A spregio di quel che le nostre mamme consideravano il massimo dello chic: assortire borse e scarpe sia nel colore sia nella foggia. Morto il coordinato a tutti i costi ogni oggetto fa stile a prescindere dall'abito e persino dalle occasioni d'uso. Così anche nelle collezioni donna presentate di recente si sono viste meraviglie dedicate al prossimo autunno-inverno. Eccone alcune. Se fosse un oggetto non convenzionale sarebbe la «borsa-origami» di Giancarlo Petriglia: fianchi come ventagli che mascherano la profondità mantenendo un aspetto sottile e al contempo armonioso. Il designer utilizza materiali speciali come pelli di serpente opalescenti e metallizzate in oro ma anche stampate e dipinte oltre a coccodrilli monocromatici e struzzo in oro e argento. Se fosse una borsa fra il sacro e il profano, sarebbe quella disegnata da Alessandro Enriquez per la collezione «Santa Enriquez» ispirata a sante, dee e madonne dipinte, ricamate e intarsiate. Se la aprissimo come un oggetto intimo sarebbe la 1972, nuova creazione di Serapian per rendere omaggio all'anno in cui ci fu il passaggio di consegne tra il fondatore Stepan Serapian e il figlio Ardavast. La nuova nata presenta una linguetta che scorre in una chiusura d'ottone con forma a S che ricorda i mobili metamorfici della designer milanese Gabriella Crespi. Viene realizzata in vitello liscio color cuoio, bordeaux e verde bottiglia ma anche in altri materiali di pregio. Se fosse «Camaleontica» sarebbe la Sveva Bag di Orciani proposta in differenti misure - medium, luxe ovvero più grande e small - e confezionata con la classica soft leather ma anche in coccodrillo stampato, in nappa arricchita con infilature di velluto ispirazione etnica e in altri pellami speciali decorati con micro borchie. Se portasse il nome di una grande e bionda seduttrice del cinema, si chiamerebbe «Sharon» e rappresenterebbe una magnifica shopping bag di pelle laserata firmata Avenue67, il brand fondato da tre determinate imprenditrici bresciane. Se fosse una scarpa che armonizza il maschile con il femminile, sarebbe la «Mannish» di Moreschi ispirata al gentiluomo metropolitano ma in una versione femminile andro-chic: ankle-boot e tacco 100, pelle di vitello e camoscio stretch che trasforma lo stivaletto in una sorta di calza confortevole ma seducente. Se fosse la versione iper trendy di un classico dello stile driving, sarebbe la nuova interpretazione del mocassino da guida firmato Car Shoe: tomaia in vitello scamosciato o in cavallino stampato animalier, colorati inserti in montone a contrasto, iconica suola con gommini. Se il massimo fosse l'attitudine rock, allora staremmo parlando degli stivaletti texani di Vic Matié ricamati con paillette argento e dotati di fondo in gomma ultraleggero. Una vera chicca per donne speciali. Se fosse istrionica e si vestisse di velluto giallo e di un gioiello, si chiamerebbe Raul, la scarpa di Coliac disegnata dalla fondatrice e designer Martina Grasselli in perfetta armonia con la prima capsule di abbigliamento della maison dai tratti unisex.
Se fosse la massima espressione della femminilità staremmo parlando del «Dragon Sandal», un capolavoro firmato Gianvito Rossi con tanto di drago, simbolo molto caro sia alla cultura giapponese sia a quella cinese, ricamato sul sandalo in raso color granata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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