Addio alla cortina di ferro Cade il confine Italia-Slovenia

Con l'ingresso di altri nove Paesi si allarga a 24 l'Europa di Shengen. Si andrà da Lisbona alla frontiera ucraina senza passaporto. Gli esuli istriani boicottano i festeggiamenti

Addio alla cortina di ferro 
Cade il confine Italia-Slovenia

Alla mezzanotte di ieri è nata la nuova Europa allargata ad Est con l’abbattimento definitivo delle sbarre di confine: 24 Paesi da oggi non hanno più frontiere interne. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lettonia, Estonia, Lituania e Malta si uniscono, nello spazio Schengen senza confini, ai Quindici della «Vecchia Europa». Stiamo parlando di 400 milioni di europei che potranno muoversi in piena libertà. Un momento storico che ha archiviato per sempre la tragica cortina di ferro. Una barriera non solo ideale ma fatta di muri e filo spinato, che per quasi mezzo secolo ha diviso l’Europa fra il mondo libero e quello totalitario in nome del comunismo.

La grande festa non ha portato solo speranza per il futuro, ma anche preoccupazioni ed il ricordo di ferite del passato ancora aperte. L’allarme sicurezza per lo spostamento a Est dei confini europei ha fatto impennare in Germania l’acquisto di antifurti e porte blindate. L’apertura delle frontiere tedesche con la Polonia e la Repubblica Ceca è un grande passo avanti, ma si teme anche l’arrivo di bande criminali. Oltre a nuove ondate di immigrati clandestini attraverso le frontiere europee spostate ad Est (Bielorussia e Ucraina), sospettate di essere più porose.

L’Italia abbatte per sempre una fetta della vecchia cortina di ferro con la Slovenia, lungo la quale ai tempi della Jugoslavia di Tito si è consumata la tragedia degli esuli. Gli istriani, fiumani e dalmati che in 350mila furono costretti a fuggire dalle loro terre. Ieri sera, a Trieste, una parte degli esuli ha detto no ai festeggiamenti ufficiali. L’intenzione era ricordare che non è stata fatta giustizia per i beni abbandonati, e solo in parte sulla verità storica del dramma di foibe ed esodo.

L’allargamento dell’area Schengen rappresenta l'abolizione «degli ostacoli alla pace, alla libertà e all'unità dell'Europa», ha dichiarato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «È il segno tangibile che le antiche divisioni dell'Europa, le frontiere che dividono i Paesi e gli spiriti, sono superate», gli ha fatto eco il presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Poettering. Secondo il commissario Ue alla Giustizia, Libertà e Sicurezza, Franco Frattini, «tutti i nuovi Paesi aderenti hanno messo in funzione importanti dispositivi ultramoderni per garantire la sicurezza alle frontiere».
La nuova Europa è nata ieri mattina, quando il premier slovacco Robert Fico ed il cancelliere austriaco Alfred Gusenbauer hanno simbolicamente segato una barriera doganale fra i due Paesi a Berg-Petrzalka. Oggi alle 16 sarà la volta del confine tra Germania, Polonia e Repubblica Ceca a Zittau, poi alle 19 si passerà al porto di Tallinn per l'abolizione della dogana marittima tra Estonia e Finlandia.

Festeggiamenti e cerimonie ufficiali dureranno tre giorni e coinvolgeranno l’Italia sul vecchio confine orientale. Ieri a mezzanotte una carrozza trainata da cavalli lipizzani ha inaugurato il passaggio diretto dopo l’abbattimento delle sbarre di frontiera fra Italia e Slovenia al valico di Fernetti, sul Carso triestino. In carrozza c’erano atlete italiane e slovene.

L’Unione degli istriani, una delle associazioni degli esuli, ha organizzato una marcia silenziosa nel capoluogo giuliano e gettato in mare delle corone di alloro in ricordo «delle vittime della pulizia etnica e del confine». Infine anche gli esuli, spalleggiati da Alleanza nazionale, hanno passato simbolicamente la frontiera con la Slovenia al valico di San Bartolomeo.

La cerimonia ufficiale sull’ormai ex linea di confine italo-sloveno si svolgerà domani con il ministro degli Interni Amato che prima si recherà a Gorizia, la città divisa in due dalla Seconda guerra mondiale. Alle 15.

30 Amato si sposterà a Rabuiese/Skofje dove arriveranno anche il primo ministro sloveno Janez Jansa ed il presidente della Commissione europea Barroso. Da domenica, dopo oltre cinquant’anni di lacerazioni, il confine comincerà a diventare solo un ricordo.
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