Addio a Lelè, il re dei brutti di tutto il mondo

Telesforo Iacobelli, 73 anni, era il presidente del club. E «odiava» le veline

Silvia Gilioli

da Urbino

Era proprio brutto, a partire dal nome: Telesforo, per tutti Lelè. Telesforo Iacobelli aveva fatto della sua scarsa avvenenza un vezzo, un motivo di vanto, animando il «club dei Brutti» da una trentina d’anni. La sua prima ospitata in tv alla Rai, nel 1979, da Enzo Tortora, a Portobello.
Fra gli iscritti aveva il naso aquilino di Pippo Franco, il piccolo Bruno Lauzi, ma pure gente che ha avuto un certo successo con le donne, in primis Mike Bongiorno e Paolo Bonolis. Il re dei brutti è morto lunedì sera, al suo paese, Piobbico, duemila anime, nell’Urbinate. Aveva 73 anni e da 8 combatteva con la malattia. Lascia la moglie Ines, detta Anna, 70 anni, che l’aveva sposato, per quanto non bello, nel 1963, e due figli: Roberta, 41 anni, e Giuseppe (37), naturalmente fra i quasi 26mila soci del sodalizio. «Il primo presidente - raccontava - venne eletto nel 1879, dopo un’amara constatazione: a Piobbico c’erano 128 zitelle destinate a vivere in solitudine affettiva, proprio a causa della loro bruttezza. Fu così che nacque, in qualche modo, la prima agenzia matrimoniale del mondo». Epiche le battaglie di Lelè contro miss e veline, alcune delle quali poi diventate amiche dell’associazione, al punto da iscriversi, anche se per i canoni estetici erano inammissibili. «Le miss sono tutte ridotte all’osso», diceva alludendo alla magrezza. La prima bella scritturata fu Cinzia De Ponti, Miss Italia del ’79, poi la veneta Gloria Zanin. Lelè Iacobelli non ha fatto a tempo a intervenire al raduno mondiale dei brutti, in programma domenica 3 settembre nel paesino marchigiano: l’anno scorso la madrina fu Ambra Orfei, in precedenza Adriana Volpe. Oggi a centinaia arriveranno nella cattedrale per i funerali. La fantasia non gli mancava, aveva ideato premi curiosi: il «No-bel» e il «Vulcano d’oro», dedicato al più brutto degli antichi dei. A lui, però, le belle donne non dispiacevano affatto. «Siamo solo contro la mercificazione della bellezza, dono molto relativo e transitorio». L’ultimo proclama l’anno scorso: il monumento al brutto.

Un uomo non tanto bello che sorregge uno specchio, in modo tale che chi osserva guardi pure se stesso. «Lo specchio non deve più essere strumento di edonismo ma un mezzo per scrutare l’anima: l’uomo vale per quel che è, non per come appare». Sarà pronto nel 2007, come dai suoi ultimi desideri.

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