Adesso D'Alema gioca a fare il magistrato "Anch'io devo poter interrogare Berlusconi"

Il presidente del Consiglio sente contro di lui una manovra a tenaglia: da un lato la magistratura, con l’inchiesta sul caso Ruby, dall’altro la politica, con il Quirinale che fa pressing per indurlo a dimettersi per “il bene del Paese”. Intanto D’Alema vuole mettere sotto torchio il Cavaliere

Adesso D'Alema gioca a fare il magistrato 
"Anch'io devo poter interrogare Berlusconi"

Milano – Nel 1994 la trappola riuscì alle perfezione: grazie all’azione combinata tra politica e magistratura Berlusconi fu stretto nella tenaglia e il suo governo fu mandato a casa dopo appena otto mesi. Bossi ha ammesso che fu l’allora presidente della Repubblica Scalfaro a convincerlo a staccare la spina dell’esecutivo, facendogli credere che, dopo il famoso avviso di garanzia di Napoli, il premier fosse ormai spacciato. Sono passati 17 anni anni e la storia potrebbe ripetersi. Ma Berlusconi sta facendo di tutto per evitarlo. Secondo indiscrezioni il Quirinale sarebbe in pressing su Palazzo Chigi per invitare il Cavaliere a fare un passo indietro, ovviamente per “il bene del Paese” (leggi l'articolo di Adalberto Signore). Ma come fare a sostituire il premier se l’opposizione non è riuscita, con il voto sulla sfiducia del 14 dicembre scorso, a dare vita a una maggioranza alternativa? L’idea è questa: dare l’incarico a un berlusconiano doc, Gianni Letta, in modo tale da garantire Pdl e Lega sul fatto che nulla, di fatto, cambierebbe a Palazzo Chigi. L’operazione avrebbe il solo effetto di mandare a casa Berlusconi. Ovviamente un ipotetico governo a guida Letta finirebbe col riscuotere subito i consensi di Fini e Casini, felicissimi di coronare il loro sogno più grande: eliminare il Cavaliere. Dopo l’estromissione da Palazzo Chigi certe procure avrebbero buon gioco a proseguire, più speditamente, il lavoro di distruzione del premier. Tra i “demolitori” di Berlusconi scalda i muscoli uno storico rivale del Cavaliere: Massimo D’Alema. Facendosi scudo del proprio ruolo di presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) l’esponente del Pd vuole metterlo sotto torchio con la scusa della “sicurezza nazionale”. Che secondo D’Alema sarebbe a rischio per le abitudini del premier di organizzare, di tanto in tanto, alcune feste nella sua casa di Arcore.

Il sogno di D’Alema: mettere sotto torchio Berlusconi Da settimane il presidente del Copasir è come un disco rotto: il premier è ricattabile. E se lo è lui di conseguenza è tutto il Paese che è sotto ricatto. Ma sotto ricatto di chi? Per D’Alema a conoscere i segreti del premier potrebbero essere non meglio specificati servizi segreti di Paesi ostili. Sulla base di questo assioma Baffino vuole “inchiodare” Berlusconi davanti al Copasir. Il Cavaliere ha capito da tempo D’Alema smania di travestirsi da toga rossa, cercando di metterlo in difficoltà con domande imbarazzanti in quello che, di fatto, lungi dall’essere un servizio per la sicurezza del Paese finirebbe con l’essere una vera e propria gogna mediatica. La legge prevede che il presidente del Consiglio riferisca al Copasir sul segreto di Stato e la sicurezza nazionale. Ma è bene ricordare che giovedì prossimo è in programma l’audizione del sottosegretario Gianni Letta. Avendo la delega sui servizi segreti Letta potrà rispondere in modo esaustivo a tutte le richieste dei membri del Comitato. Ma a D’Alema questo non basta.

Anche prima di sapere cosa dirà Letta lui sa già che conta solo portare alla sbarra Berlusconi. E per realizzare il suo obiettivo Baffino ha già ideato una mossa: costringere il premier a presentarsi davanti al Copasir con una mozione parlamentare. Ovviamente gli servono i numeri per farla approvare.

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