Una pattuglia dei paracadutisti della Folgore impegnata in uno scontro a fuoco con i talebani durato un’ora. La seconda imboscata nel difficile teatro afghano in meno di 48 ore. Non solo: il pericolo è che i talebani ripieghino dal sud, dove stanno affluendo i rinforzi americani, verso le province del nord-ovest sotto comando italiano. «Mi aspetto più combattimenti nei prossimi mesi. I nostri soldati devono già affrontare episodi di questo tipo ogni giorno», ha spiegato il generale Rosario Castellano comandante del settore Ovest. «Quello dei talebani da sud verso nord è un movimento lento, ma ovvio», ha sottolineato l’alto ufficiale che comanda 4mila uomini di varie nazioni. A giugno diventeranno quasi cinquemila (2650 italiani) con i rinforzi in arrivo dal nostro Paese e dalla Spagna per le elezioni presidenziali. «Messi sotto pressione a sud» dai 17mila americani promessi dal presidente Barack Obama e presto in arrivo, «i talebani scappano dove possono trovare un ambiente più favorevole», sottolinea Castellano. E aggiunge: «Verso il Pakistan da una parte e verso Farah e Badghis dall’altra, dove possono contare sulla maggioranza pashtun». Due province “calde” sotto comando italiano. Ieri mattina alle 7.30 (le 5 in Italia) una pattuglia dei paracadutisti della Folgore è stata attaccata nella provincia di Badghis.
L’imboscata è avvenuta a due chilometri dalla base avanzata di Bala Murghab. Un avamposto non molto lontano dal confine con il Turkmenistan, che dà fastidio ai talebani. La zona è un covo sicuro per gli insorti, dove scambiano i proventi del traffico di droga con armi. Non solo: attraverso la confinante provincia di Ghor, pure questa sotto comando italiano, passa la via di fuga dei fondamentalisti in armi dalle aree in cui sono sotto pressione a sud, come Helmand. I parà hanno risposto al fuoco e lo scontro è durato un’ora. I talebani devono aver impiegato fucili mitragliatori Kalashnikov e razzi a spalla Rpg. Fra i soldati italiani non si registrano feriti, ma due dei tre blindati Lince hanno subito danni per i colpi ricevuti. Sui dettagli dello scontro di ieri le informazioni fornite da Herat sono come sempre scarne.
Con tutta probabilità lo specialista Fac della pattuglia avrà chiesto a Trinity il controllo aereo regionale, l’appoggio aereo. Quasi una prassi in ogni Tic, la sigla che indica un contatto a fuoco con il nemico. Gli elicotteri d’attacco Mangusta ci mettono 40 minuti per arrivare, mentre i caccia possono piombare sull’obiettivo in 15-20 minuti. «Sono molto preoccupato – ha dichiarato il generale Castellano all’agenzia Ansa -; giugno, luglio e agosto sono statisticamente i mesi in cui assistiamo ad un aumento della violenza. Finisce la stagione della raccolta del papavero e i talebani, che si finanziano col traffico d’oppio, hanno soldi per pagare gli attacchi suicidi». Castellano spiega che «le elezioni presidenziali del 20 agosto sono un momento storico che non può non provocare reazioni». Giovedì sera colpi di armi da fuoco ed esplosioni hanno messo in allarme Camp Arena, il quartier generale del nostro contingente ad Herat. Mercoledì alcuni razzi sono stati lanciati contro un distaccamento di carabinieri che addestra la polizia afghana ad Adraskan. La provincia più calda è quella di Farah, dove stanno arrivando rinforzi americani. Nell’area opera la Task force 45, composta dai corpi speciali italiani ed un battle group della Folgore di circa 400 uomini.
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