Kabul - A due giorni dalle elezioni presidenziali e provinciali, l’Afghanistan si trova a dover fare i conti con una recrudescenza del conflitto che mette a repentaglio la sicurezza del Paese e lo svolgimento stesso del processo elettorale. La problematica creazione di istituzioni democratiche e l’ancor più difficile consolidamento del loro ruolo al di fuori della capitale e dei principali centri urbani, sono direttamente collegati al persistere di forme di potere locale basato su forza delle armi e attività illegali, in particolare il narcotraffico. Questo quadro politico instabile è anche espressione di una società disomogenea, composta da gruppi etnici molto diversi tra loro, che vivono in aree geografiche piuttosto delimitate. Gli oltre 33 milioni di abitanti, stimati dal World Factbook della Cia, sono divisi in nove gruppi etnici: pashtun, tagiki, hazara, uzbeki, kirghizi, turkmeni, baluci, nur e aimaq.
Gli afghani al voto Tredici milioni di afghani, ovvero il 42 per cento della popolazione, sono di etnia pashtun e sono concentrati nel sud e nell’est del Paese. Originari dell’Iran orientale, gli appartenenti al gruppo etnico più numeroso dell’Afghanistan occupano la ’cinta tribalè che comprende anche la zona settentrionale del Pakistan, da dove negli anni Ottanta molti pashtun sono partiti alla volta dell’Afghanistan per combattere il jihad contro i sovietici, alterando di fatto il quadro etnico del Paese. A larga maggioranza sunnita, i pashtun sono prevalentemente dediti all’agricoltura. Sono loro a occupare i ruoli chiave nel sistema politico afghano, come dimostra la nomina a presidente nel 2004 del pashtun Hamid Karzai, che il prossimo 20 agosto concorrerà con l’obiettivo di ottenere un secondo mandato. Per dimensioni, l’altro gruppo etnico più numeroso è quello dei tagiki, che rappresentano il 27 per cento della popolazione.
I tagiki dell'Afghanistan nordorientale I tagiki, che vivono nell’Afghanistan nordorientale, hanno costituito alla fine degli anni Novanta il nucleo principale dell’Alleanza del nord anti-talebana. Sempre in quel periodo si conta che almeno 100mila tagiki si siano insediati in Afghanistan e nei dintorni di Kabul a seguito dello scoppio della guerra civile in Tagikistan. L’ex comandante dei mujahidin Ahmad Shah Masood è stato senza dubbio il personaggio di etnia tagika più carismatico e rilevante dal punto di vista politico degli ultimi anni. Contrariamente al resto della popolazione che è in prevalenza sunnita, gli hazara sono sciiti, parlano farsi e sono stati al centro di una polemica per la controversa legge sul diritto di famiglia promulgata dal Parlamento afghano e poi ritirata. Se questa legge per gli hazara fosse entrata in vigore, secondo l’Onu, avrebbe sostanzialmente permesso ai mariti di stuprare le mogli. Negli ultimi giorni, tuttavia, il Parlamento ha approvato una nuova versione di questa stessa legge sul diritto di famiglia riservato alla comunità sciita, in base alla quale le donne perdono il loro diritto al mantenimento se rifiutano di avere rapporti sessuali con i loro mariti e non hanno la possibilità di lasciare il tetto coniugale senza il loro permesso.
La presenza hazara nel Paese Gli hazara costituiscono il nove per cento della popolazione afghana, abitano le regioni centrali del Paese e sono sopravvissuti a numerose persecuzioni, ultima della quali quella spietata dei Talebani. Durante l’occupazione sovietica, agli hazara era stata concessa una discreta autonomia in cambio della rinuncia ad attaccare le truppe dell’ex Unione Sovietica schierate a Kabul. Il gruppo etnico originario dal ceppo turco più rivelante dal punto di vista numerico è quello degli uzbeki, nonostante con il crollo dell’Unione Sovietica centinaia di migliaia di appartenenti a quest’etnia abbiano lasciato l’Afghanistan per insediarsi nella neonata repubblica uzbeka. Abitano in prevalenza l’area settentrionale, al confine tra Uzbekistan e Tagikistan, sono nella maggioranza dei casi sunniti e godono di una cospicua rappresentanza in Parlamento. I turkmeni e i kirghizi, invece, sono popolazioni nomadi che abitano rispettivamente nel nord e nell’estremo ovest dell’Afghanistan. Dediti alla pastorizia e all’artigianato, praticano l’Islam sunnita. A causa della guerra contro i russi, molti kirghizi hanno lasciato il Paese per riparare in Pakistan. Secondo gli ultimi dati, turkmeni e kirghizi costituiscono complessivamente il tre per cento della popolazione.
Le aree balcaniche I baluci abitano nelle aree desertiche al confine con l’Iran. Sono poco più di 600mila e anch’essi, come i turkmeni e i kirghizi, sono semi-nomadi e si spostano da un luogo all’altro dell’Afghanistan meridionale, seguendo il volgere delle stagioni. Il loro nomadismo rende difficile stabilire quanti siano con esattezza. Gli aimaq, dediti alla pastorizia e all’agricoltura, sono concentrati prevalentemente nei pressi della città di Herat, nell’Afghanistan occidentale, dove si sono insediati tra il XVI e il XVII secolo. Uno dei più antichi gruppi etnici dell’Afghanistan, infine, è quello dei nur, presenti nell’area orientale del Paese dai tempi di Alessandro Magno.
Nei secoli scorsi sono stati accusati dal resto della popolazione di essere ’kafir’ (miscredenti) e per questo motivo sono stati costretti a convertirsi all’Islam alla fine del XIX secolo. Molti nur sono di origine indo-europea e ricoprono incarichi rilevanti nell’esercito afghano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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