Agnelli, continua la soap Margherita senza eredità: rigettata l'azione legale

Respinta l’azione legale contro la mamma Marella, Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron per l’eredità dell’Avvocato. Ora Margherita è stata condannata a pagare spese legali pari a 32mila euro

Agnelli, continua la soap 
Margherita senza eredità:  
rigettata l'azione legale

Torino - La soap di casa Agnelli continua. L’azione legale intentata da Margherita Agnelli contro la mamma Marella, Gianluigi Gabetti e Siegfried Maron per l’eredità dell’Avvocato, è stata respinta. Il giudice Brunella Rosso del Tribunale di Torino l’ha rigettata e ha condannata Margherita Agnelli a pagare in toto le spese legali pari a 32mila euro.

Respinta l'azione di Margherita La causa è durata quasi tre anni e ha avuto grande rilevanza mediatica. Il primo a parlarne è stato il Wall Street Journal, ma successivamente sono state pubblicate numerose interviste su quotidiani e settimanali italiani e stranieri. Con l’azione legale Margherita Agnelli de Palhen aveva chiesto l’annullamento dell’accordo sull’eredità del padre, da lei stessa firmato nel 2004 e aveva chiesto ai tre amministratori del patrimonio dell’Avvocato un rendiconto dei beni, sostenendo che questo avrebbe portato alla luce conti di altre società italiane e all’estero.

Una strategia molto tormentata La sentenza segna la vittoria del collegio di avvocati che hanno assistito sin dal primo giorno le controparti di Margherita: Paolo Montalenti e Marco Weigmann (Marella Agnelli), Berardino Libonati e Carlo Pavesio (Gabetti), Michele Briamonte e Andrea Gandini (Grande Stevens) e Sergio Carbone (Maron). Molto tormentata la strategia legale di Margherita, difesa inizialmente dallo studio Abbatescianni e dal legale svizzero Charles Poncet, ai quali si è poi aggiunto l’avvocato Vaccarella.

A luglio del 2009 l’improvvisa decisione di cambiare gli avvocati, sostituiti dai fratelli Michele e Andrea Galasso e da Paolo Carbone. Proprio il padre di quest’ultimo, Vincenzo Carbone (primo presidente della Corte di Cassazione) aveva stabilito con una sentenza che la causa dovesse essere discussa in Italia, e non in Svizzera. 

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