Aiuto, la manovra scesa da Monti affonderà la piccola marineria italiana

Una barca a vela tra 10 e 15 metri non è un lusso, è un passatempo economico e un atto d'amore per il mare (e il vento). La nautica messa in ginocchio da Monti protesta: «affondamento di massa» a Napoli, assemblea in Confindustria per «l'eutanasia» del piccolo cabottaggio nel Paese da 8mila km di coste

Avviso a tutte le unità. Forse tradito dal proprio cognome, il presidente del Consiglio ha sferrato un cannoneggiamento senza precedenti via mare. Provenendo da città lacustre, l'errore di mira è stato considerevole: per colpire evasori a cinque stelle (peraltro resi facilmente individuabili dalla stazza e dalla bandiera-ombra), ha affondato l'intera flottiglia del diportismo italiano. Che già non versava, come dire, in buone acque.
Il mondo della nautica è in subbuglio. La manovra del governo contiene un abbaglio evidente (forse non solo uno): chi possiede una barca a vela superiore a dieci metri - specie se «attempata» - non è un ricco. È un poveraccio vittima di passione per il mare e il vento, e che magari ha investito gli ultimi risparmi (spesso la liquidazione) per godersi un passatempo tra i più economici : l'uscita a mare domenicale, spinto da un refolo, a costo pressoché popolare (in pratica, una bottiglia di vino e un panino). Ciò che rendeva un «lusso»questo piccolo sfogo innocente era magari il balzello eccessivo pagato per tenere in porto un simile «gioiello», spesso tale solo per il proprietario (si sa, ogni scarrafone è bello a mamma soja).
Rasi al suolo dalla mira imprecisa del governo, migliaia di diportisti italiani (settore che alimenta un'economia notevole, grazie anche all'attività di noleggio estivo - per lo più ad appassionati stranieri - si stanno organizzando. Un raduno è previsto nel week end a largo di Capri «per le prove di affondamento di massa contro il decreto Salva Italia», come dice con un pizzico di ironia (mica tanta) il presidente dell'Unione nazionale armatori da diporto, Lino Ferrara, che esprime tutto il suo disappunto sulla manovra del governo Monti «che affonda definitivamente il mondo della nautica».
«Non si può non riconoscere al turismo nautico - dichiara Ferrara - la valenza di marketing territoriale in un paese bagnato per 7.500 km di coste e ricco di un patrimonio monumentale ed archeologico che ci inviadiano in tutto il mondo, capace di attrarre decisori di spesa con top profile quali appunto i diportisti e turisti nautici. Mi faccio portavoce, nella mia qualità di presidente dell'Unione nazionale armatori da diporto, del comune sentire degli operatori del settore dando appuntamento primo raduno generale per le "prove di affondamento collettivo per l'eutanasia della nautica". Tutti insieme dunque, quanto prima, al largo delle acque tra Ischia e Capri per manifestare anche noi il nostro dissenso e la profonda delusione».
A chiedere «urgenti modifiche» al decreto è anche Assomarinas, l'Associazione Italiana Porti Turistici aderente a Ucina Confindustria Nautica e a Federturismo, che ribadisce la denuncia della grave situazione in cui si troveranno i porti turistici e convoca per oggi, presso la sede centrale di Confindustria a Roma, un'assemblea generale per fare il punto sulla manovra fiscale che riguarda la nautica.
«Non si può colpire un così prezioso settore del turismo quando è a tutti noto che questo comparto genera il 10% del Pil e rappresenta un importante ammortizzatore sociale come via d'uscita al comparto manifatturiero», anticipa il presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio.
La tassa di stazionamento, prosegue, «è sbagliata nella sua impostazione tecnica perché, come tassa d'uso, oltre agli italiani, colpisce anche i diportisti stranieri provocando una fuga generale dai nostri porti. L'effetto annuncio lo stiamo pagando sulla nostra pelle con un esodo già annunciato, di oltre 30.000 imbarcazioni».


L'assemblea di Assomarinas, che precede di un solo giorno l'assemblea generale di Ucina in programma a Genova, farà anche il punto sul blocco degli investimenti che interessano progetti in corso di realizzazione per 18.000 nuovi ormeggi e di programmazione per altri 30.000 nuovi posti barca.

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