Alba Parietti, l’anti-Cav pentita «Rifiutai 9 miliardi da Berlusconi»

Sarebbero una gran bella somma anche oggi. Ma sedici anni fa, nel 1993 pre-euro, nove miliardi di lire erano una vera fortuna. Una fortuna a cui Alba Parietti ammette di aver rinunciato: perché quella somma gliela stava offrendo Silvio Berlusconi, all’epoca ancora soltanto imprenditore, ma già impegnato nella fondazione, che avverrà di lì a poco, di «Forza Italia». Quella che 15 anni dopo sarà incoronata in un sondaggio «icona femminile della sinistra italiana», quei soldi per lavorare in esclusiva sulle reti del Cavaliere li rifiutò. «Vista la mia appartenenza ideologica, anche se non militante, alla sinistra». Oggi se ne dice pentita.
Un’Alba Parietti in vena di confessioni, quella vista ieri pomeriggio nel salotto televisivo di Monica Setta, il «Fatto del Giorno» su RaiDue. Un’Alba Parietti che, oggi 48enne, ha raccontato alcuni episodi inediti della sua carriera. Come questo clamoroso «a tu per tu» con il Cavaliere. «Mi offrì un contratto da nove miliardi - ha spiegato la Parietti -, ma rifiutai per motivi ideologici. Fu Stefano Bonaga (il filosofo ex compagno dell’attrice ndr) a convincermi di non firmare. E così andai all’appuntamento con l’atteggiamento di chi va a casa del diavolo. E alla fine rimasi convintamente povera e convintamente di sinistra».
Ma, appunto, anche convintamente pentita, visto il trattamento che la sinistra, in nome della quale diede un calcio alla ricchezza, le ha riservato negli anni successivi. Quando nel dicembre del 2008, a seguito di un sondaggio che la incorona icona femminile della sinistra italiana, la show-girl annuncia la sua intenzione di partecipare alle primarie per il Pd «tra quattro anni o comunque quando si svolgeranno» (all’epoca non si pensava che la stella Veltroni fosse del tipo cadente). Le critiche da parte dell’elettorato Pd furono immediate, e feroci.
«Mi devono spiegare - sbottò lei all’epoca - al di là della criminalizzazione delle mie tette rifatte, da dove nasce il loro sdegno. Queste reazioni snob contro la soubrette mi lasciano perplessa e mi offendono. Mi sfugge onestamente il vero motivo per cui non potrei intraprendere la carriera politica. So esprimermi e mastico politica da quando ero una ragazzina, anzi anche prima. Mio padre mi dava il biberon e mi parlava di grandi idealità. Una volta cresciuta, mi portava con lui a manifestare il 25 aprile».

Fu lo stesso Veltroni allora, vista la determinazione espressa circa l’entrare in politica, a sconsigliarla: «A suo giudizio - riferì dopo la Parietti -, sarei troppo abituata a essere protagonista e, quindi, dal momento che a contendersi la scena sono sempre in due o tre, avrei finito con l’annoiarmi». Sì, avrebbe decisamente fatto meglio ad accettarli, nel ’93, quei nove miliardi.

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