Italo Calvino è il letterato più puro del nostro '900. Un classico moderno, un Umanista. Ma che dialogò in maniera disincantata con la Scienza in un momento in cui, fra neorealismo e postmoderno, i ponti fra le due Culture erano pochi, e pochissimo frequentati. Ed ecco la letteratura scientifica (o la scienza raccontata dalla letteratura) di Ti con zero, la cosmologia fantastica delle Cosmicomiche, la contemplazione delle stelle e del sistema solare del Signor Palomar... E poi. Calvino ha sempre vissuto con una sorta di fastidio, quasi con un complesso di inferiorità, il suo essere scrittore in una famiglia di scienziati. Nel '56, in un'intervista, elencando il padre agronomo, la madre botanica, due zii chimici, un fratello geologo, confessa: «Tra i miei familiari solo gli studi scientifici erano in onore. Io sono la pecora nera, l'unico letterato di famiglia». Domanda: è possibile che tutta la sua narrativa naturalistica - il barone che vive sugli alberi, il j'accuse contro la speculazione edilizia degli anni '50, il racconto ecologista prima ancora che l'ecologia fosse di moda La nuvola di smog, del '58 - sia un modo per ricomporre la frattura con la sua famiglia di scienziati? La risposta, come sempre, è nei libri.
Romanziere, narratore, saggista, all'occorrenza anche traduttore, soprattutto editor («Il massimo del tempo della mia vita l'ho dedicato ai libri degli altri, non ai miei»), uomo di pensiero non d'azione, Italo Calvino (1923-85) trascorse una vita fra i libri, per i libri, nei libri. Tutta la sua carriera, la sua biografia e la sua poetica - dal realismo della Giornata d'uno scrutatore al paradigma combinatorio di Se una notte d'inverno un viaggiatore, dalla fiaba storica della «Trilogia degli Antenati» all'enciclopedismo di Collezione di sabbia - si possono capire, persino riscrivere dove è il caso, mettendo «in ordine» i suoi libri. Ed ecco l'omaggio - il primo in ordine di tempo, e sicuramente fra i più belli - che l'Italia dedica nel centenario della nascita allo Scrittore per antonomasia del nostro '900, il più famoso, conosciuto e tradotto nel mondo: è la mostra Calvino in Kasa che apre il 18 gennaio alla Kasa dei Libri a Milano (fino al 6 aprile) curata da Andrea Kerbaker.
Volete rileggere in un'ora o poco più l'avventura intellettuale di Calvino? Eccola. Raccontata in una Kasa, quattro sale, 350 pezzi fra libri, riviste, giornali, volumi illustrati, dischi, locandine...
Si parte, ed è l'idea più forte e originale della mostra, dal rapporto fra Italo e i genitori: la madre, Eva Mameli Calvino, una delle prime laureate sarde in botanica, e soprattutto il padre, Mario Calvino, del quale lo scrittore - per altro non incline all'autobiografia: spesso nelle interviste inventava e sviava - ha sempre parlato poco, e più per sottolineare le differenze che le eventuali derivazioni, a volte sottolineandone il carattere autoritario. Eppure, a loro Italo deve molto. Ecco qui - ed è una delle tante rarità esposte - cento fascicoli del mensile di floricoltura Il giardino fiorito che il padre (direttore) e la madre (segretaria di redazione) fondarono e pubblicarono a Sanremo una volta tornati da Cuba, dal 1931 al 1947. «In quegli anni Calvino è un adolescente: vuol dire che convive in casa con una piccola redazione, con tutti i temi editoriali del caso: certamente più di una coincidenza, per chi poi ha lavorato così tanto in editoria», è l'idea che si è fatto Kerbaker. E poi, accanto ai libri e agli opuscoli accademici dei Calvino (e di Libereso Guglielmi, il celebre giardiniere della villa di famiglia, il figlio che Mario e Eva avrebbero voluto avere...) ecco le opere giovanili di Calvino, autore estremamente consapevole del rapporto con la natura, fin dal titolo del suo esordio, Il sentiero dei nidi di ragno (1947), e dal racconto La formica argentina, uscito la prima volta nel '52 su Botteghe Oscure, descrizione di assoluta esattezza dell'invasione delle formiche argentine nelle coltivazioni della riviera di Ponente all'epoca della sua infanzia... Titolo della prima sezione della mostra: «Alle radici di Calvino»; e l'allestimento è un accenno di bosco, dove sono collocati i vari pezzi. Esempi: i fascicoli del Corriere dei piccoli su cui apparvero alcuni racconti di Marcovaldo e le riviste con le edizioni originali della Speculazione edilizia e della Giornata d'uno scrutatore. Poi, e siamo alla seconda sezione, «Le infinite possibilità del narrare», le tante varianti letterarie sui temi scientifici, a partire agli anni '60, con alcuni dei testi di Ti con zero e Palomar usciti originariamente sul Corriere della Sera e tutte le prime edizioni dei libri.
Dopo, due sezioni corpose: una, «Ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati», dedicata al mondo della fiaba, che Calvino ha frequentato per tutta la carriera, dalla celebre antologia delle Fiabe italiane del '55 ai numerosi interventi critici (era diventato così esperto di fiabe che gli chiedevano prefazioni da tutte le regioni d'Italia...); l'altra è la sezione «I libri degli altri» - forse la più ricca - concentrata sul suo lavoro di editor. «Calvino da piccolo ha visto fare una rivista in casa con forbici e colla dai suoi genitori: quando dirigerà il Notiziario Einaudi non può non ricordarsene», fa notare Kerbaker. E qui sono raccolti centinaia di contributi, spesso anonimi, del letterato-editore Calvino: schede editoriali, risvolti, quarte di copertina. Tra le cose più belle: un teatrino con le undici introduzioni alle opere di Shakespeare che (non) firmò per la Piccola Biblioteca Scientifico-Letteraria Einaudi negli anni '50; tutti i «Centopagine», la collana che Calvino fonda nel 1971 e prosegue fino alla sua morte, nell'85: 77 titoli che messi in fila (molti hanno la grafica di Munari...) mostrano perfettamente il rapporto dell'autore con i classici; e un inedito: la prefazione a un poemetto sulla Resistenza del 1949, titolo Carte fasciate di rosso, scritto da un certo Raffaele Pin (che è il nome del protagonista del Sentiero dei nidi di ragno) stampato a Biella. «Salvo errore, lo smilzo libretto è sfuggito a tutte le ricognizioni bibliografiche su Calvino», nota con orgoglio Kerbaker.
E infine, perché i libri non sono solo importanti, ma spesso anche semplicemente belli, la sezione degli «Illustrati»: qui c'è il meraviglioso volume sui Tarocchi pubblicato da Franco Maria Ricci nel '69 - in tiratura limitata, con le immagini incollate a mano - dove compare la prima versione del Castello dei destini incrociati; il racconto Andato al comando illustrato meravigliosamente da Dino Battaglia nel '74 per alterlinus; e i due numeri dell'edizione italiana di Playboy per cui Calvino scrisse negli anni '70.
E poi cinema, televisione e musica. L'ultima sezione, «Sul palco e sul set», riguarda i rapporti di Calvino con il mondo dello spettacolo. Frase da citare è quella che Calvino regala in un'intervista del '63 ad Alberto Arbasino: «Voialtri trovate il tempo per fare tutto: la pubblicistica, il cinema, il teatro... mah. Tutte belle cose. Divertenti. Forse anche facili. Ma a me sembra che se le facessi io sarei un dilettante». E infatti, Calvino in questo campo limitò le sue incursioni a pochi episodi. Ma quel poco, qui c'è.
Ecco i libretti e le locandine che lasciano traccia della sua collaborazione con Luciano Berio, con due azioni musicali importanti degli anni '80, La vera storia e Un re in ascolto; i dischi che testimoniano le canzoni di taglio popolare che scrive negli anni '50 (Oltre il ponte e Dove vola l'avvoltoio); i video con la versione animata del Cavaliere inesistente di Pino Zac (1970) e quella televisiva del Marcovaldo (curiosità: uno dei film di maggiore successo del dopoguerra, I soliti ignoti, è ispirato, senza dirlo, a uno dei primi racconti di Calvino: Furto in pasticceria...), più alcuni documentari sulla guerra partigiana, come Giorni di furore (1965), a cui lo scrittore prestò la voce...Per festeggiare l'apertura del centenario di Italo Calvino, come si intuisce, ce n'è abbastanza.
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