Olimpiadi di Parigi 1900: quella maratona di Théato, l'atleta senza Stato

Nella Ville Lumiere i giochi sono appena iniziati, ma 124 anni fa l'organizzazione lasciava a desiderare: l'assurda storia del vincitore della corsa più lunga

Wikipedia
Wikipedia
00:00 00:00

La prima stranezza è che lui in realtà vive in Lussemburgo, ma è francese a tutti gli effetti. Un po' di gente storce il naso, perché comunque nel 1900 non è che si registri tutta questa apertura mentale. Però non è ancora questo il problema. Anzi, serve il plurale: i problemi. Olimpiadi di 124 anni fa, Parigi, allora come oggi. Con qualche differenza a livello organizzativo. Molte, a dire il vero.

Il soggetto in questione si chiama Michel Théato. Un operaio di origini francesi, che vive altrove, in Lussemburgo, appunto. E in rappresentanza del Lussemburgo vuole gareggiare. Dicono che, appena esce dalla fabbrica, vada a farsi lunghissime corse per scaricare tutto lo stress accumulato. Non è un professionista, ma mette insieme tempi di tutto rispetto. Abbastanza, almeno, per presentarsi a correre la maratona olimpica coltivando il sogno di un piazzamento dignitoso. Di vincere non se ne parla e forse, anche per questo, la folla radunata ai bordi della Senna mugugna scetticismo.

Eppure i francesi dovrebbero gioire, perché dopo il successo dell'edizione precedente la Grecia reclama una sorta di diritto naturale a diventare sede unica dei giochi, ma non c'è niente da fare. De Coubertin propone infatti di farle nella Ville Lumiere, sfruttando la concomitanza con l'esposizione universale. Un'associazione di grandi eventi che oggi forse manderebbe in tilt la città, e che al tempo venne accolta con grande entusiasmo da organizzatori e commercianti, sicuri di poter fare ottimi affari con il pubblico in arrivo. Oltre a questo, la combinazione con l'Expo indusse gli organizzatori a progettare un'Olimpiade lunghissima: mentre le precedenti ad Atene erano durate appena 9 giorni, questa edizione si sarebbe protratta dal 14 maggio al 28 ottobre del 1900.

Théato
Thèato taglia il traguardo (Biblioteca nazionale francese)

Seguono interminabili controlli della sua documentazione, che si risolvono con un'alzata di spalle: la commissione organizzatrice non è certa della sua nazionalità, ma nel dubbio va bene lo stesso. Fuori, intanto, fa un caldo terribile. Non ci sono le restrizioni, né le cerniere metalliche che stiamo vedendo in questi giorni. Nessuno si è occupato della sicurezza del pubblico o degli atleti: è tutto abbastanza gestito e per quel che resta fuori si spera nella provvidenza.

Si parte, dunque. Théato tiene un buon passo, ma è subito indietro rispetto al gruppo di testa. Che però si sfalda gradualmente. Alcuni cedono al clima torrido, piegandosi sulle gambe. Altri si perdono per strada, perché il percorso è troppo articolato. Altri ancora sono costretti a rifugiarsi in negozi o abitazioni, perché inseguiti da branchi di cani randagi. Michel, invece, passa indenne in mezzo a tutti questi problemi. Non cede all'afa. Mantiene l'orientamento giusto. Evita di farsi addentare. E, clamorosamente, taglia per primo il traguardo allo stadio Olimpico di Parigi, anche perché tutti i suoi contendenti si sono liquefatti.

Qui però sorgono altri problemi. La giuria attende per un tempo infinito prima di consegnargli la medaglia d'oro, perché non si capisce quale sia la sua nazionalità: è francese o lussemburghese? Alla fine gliela mettono al collo senza scrivere a referto lo stato di appartenenza.

Théato è un vincitore senza Stato. Oltre a questo, durante la corsa l'orologio che segna il tempo si rompe, quindi anche questo dato resta incerto. Quanto ci ha messo? Chissà. L'unica cosa sicura è che lui, almeno, è arrivato fino in fondo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica