Olimpiadi, pugili trans potranno battersi contro le donne. Giovedì tocca all’azzurra Carini

Nel pomeriggio di lunedì il Cio ha confermato che due atleti geneticamente maschi parteciperanno al torneo di boxe femminile nonostante siano stati squalificati nel 2023 per aver fallito il test genetico

Olimpiadi, pugili trans potranno battersi contro le donne. Giovedì tocca all’azzurra Carini
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Nei Giochi Olimpici più woke ed inclusivi di sempre, poteva forse mancare la questione trans? Il Comitato Olimpico Internazionale ha infatti confermato nel pomeriggio di lunedì che a due atleti cui era stato impedito di partecipare ai mondiali di boxe dell’anno scorso per aver fallito il test ormonale potranno battersi contro le atlete donne. La questione sta scatenando una tempesta di polemiche sui social media ma interessa direttamente la spedizione italiana a Parigi: la prima ad affrontare uno di questi atleti controversi, sarà infatti l’azzurra Angela Carini. La politica gender entra quindi a gamba tesa a Parigi 2024, come se non ci fossero già abbastanza problemi e polemiche.

La tempesta perfetta

Visto il clima arroventato dai deliri woke della cerimonia d’apertura, la notizia sicuramente scatenerà polemiche a non finire ma non è un caso venuto dal nulla. Lo status dell’algerino Imane Khelif e del taiwanese Lin Yu-ting, che vorrebbero partecipare nelle categorie 66kg e 55kg dedicate alle atlete donne, è rimasto a lungo in dubbio, con le autorità olimpiche che sembravano aver deciso di non decidere, sperando che la faccenda passasse inosservata. La situazione era esplosa ai mondiali dell’anno scorso, organizzati dall’Iba, il cui presidente Igor Kremlev aveva dichiarato alla Tass che i due atleti erano stati esclusi dalle gare femminili perché “i test del Dna avevano provato che hanno cromosomi Xy”. Secondo l’organismo internazionale, la decisione aveva seguito una “attenta discussione ed era intesa a mantenere l’integrità e la regolarità della competizione”.

Khelif Harrington Tokyo 2020

Al contrario di quanto accade negli altri sport, l’Iba non ha potuto organizzare i tornei olimpici a Parigi, vista una lunga serie di dubbi sulla governance ed una serie di arbitraggi scandalosi. Il torneo parigino è quindi organizzato dalla divisione boxe del Cio, le cui regole in quanto ad atleti trans sono più permissive. In un comunicato stampa, il Cio ha ribadito che il regolamento usato è lo stesso applicato nell’edizione di Tokyo, con alcune modifiche limitate per “minimizzare l’impatto sulla preparazione degli atleti e garantire continuità tra le edizioni dei Giochi Olimpici”. La questione, però, non cambia il fatto che lo stesso sistema informatico del Cio ammetta che entrambi gli atleti abbiano fallito i test genetici ai mondiali dell’anno scorso.

Follie woke e nazionalismo

Il risultato dei test generici ai mondiali del 2023 organizzati a New Delhi era arrivato con la competizione in corso, tanto da causare la squalifica dei due atleti solo dopo che erano già arrivati alla fase finale del torneo. L’algerino Khelif era stato squalificato ore prima dell’incontro per la medaglia d’oro contro l’atleta cinese Yang Liu dopo che erano stati riscontrati “elevati livelli di testosterone nel suo sangue”. Nel caso dell’atleta taiwanese, il verdetto è arrivato addirittura dopo che aveva vinto la finale per la medaglia di bronzo, che è stata revocata dopo il risultato di un test biochimico. Yu-ting all’epoca preferì non parlare, come riportò l’agenzia France Presse, Khelif decise di buttarla sul nazionalismo. A sentire l’atleta, si sarebbe trattato di una mossa contro il suo paese: C’è gente che ha complottato contro l’Algeria per evitare che la sua bandiera fosse innalzata dopo aver vinto la medaglia d’oro”.

Nikki Hiltz trials 2024

La modifica dei regolamenti che in passato avevano consentito ad un buon numero di atleti maschi di competere nelle gare femminili sembrava aver risolto in gran parte il problema. Fino ad oggi, infatti, solo due atleti non-binary gareggiano nelle Olimpiadi parigine, la mezzofondista statunitense Nikki Hiltz e la calciatrice della nazionale femminile canadese Quinn ma in questi due casi si tratta di atlete geneticamente femmine che vorrebbero iniziare la transizione a maschio, ritardandola per continuare a gareggiare contro atlete donne. Quando si tratta di atleti geneticamente maschi, come la nuotatrice americana Lia Thomas o la pesista neozelandese Laurel Hubbard, non c’è stato niente da fare.

Al momento le regole prevedono che chiunque operi la transizione da uomo a donna dopo i 12 anni non può partecipare alla gare femminili, visto che la pubertà gli fornirebbe un vantaggio ingiusto nei confronti delle atlete donne. La questione gender, insomma, cacciata dalla porta sembra sempre rientrare dalla finestra. Al momento, giovedì 1 agosto alle ore 12.

20, Angela Carini affronterà sul ring un atleta geneticamente maschio: dopo le mille polemiche sull’arbitraggio che è costato l’eliminazione di Aziz Abbes Mouhiidine, certo una patata bollente della quale la boxe azzurra avrebbe fatto volentieri a meno.

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