Quando Mike Powell decise di decollare: così segnò il record nel salto in lungo

Il 30 agosto 1991, ai campionati mondiali in Giappone, l'atleta statunitense fissò il nuovo record del mondo nel salto in lungo: un primato che regge ad oltre trent'anni di distanza

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Di sicuro in valigia ha imbarcato anche una certa dose di mestizia. Su quel volo transoceanico che lo conduce dall'altra parte del mondo, in Giappone, Mike Powell rimugina fitto. Il fatto è che il primo a non crederci abbastanza è proprio lui. Non crede di poter battere il record di 8,90 metri stabilito da Bob Beamon a Città del Messico, nel '68. Non pensa nemmeno di riuscire a prevalere su Carl Lewis, uno capace di triturare chiunque, che siano i cento metri o, appunto, il salto in lungo. Se qualcuno può infrangere quel primato, pensa Powell - ma lo credono anche i bookmakers - quello è proprio Lewis.

Così, a Tokyo, in quella sera del 30 agosto del 1991, Mike decide comunque che proverà a dare il massimo, anche se sa già che quasi sicuramente non sarà sufficiente. Ma sono pur sempre i campionati del mondo e tentare è obbligatorio. Sulla capitale nipponica grava una cappa metallica. Pochi giorni prima un tifone se è abbattuto sulle coste e adesso l'aria è pesantissima, il tasso di umidità insopportabile, la promessa di uno scroscio corredato da saette tutt'altro che peregrina. Fortuna che tira un certo vento laterale, abbastanza soffice da non invalidare la gara, ma comunque massiccio quanto basta per essere sfruttato da un atleta scaltro. Infatti spinge verso la direzione della pedana.

Come potrebbe, Powell, non essere sconfortato dopo le qualificazioni? Lewis è entrato in finale volando, con un salto di 8,56. Lui con un mesto 8,19. I media sono convinti: non c'è storia. Carl - che solo cinque giorni prima ha infranto il record del mondo nei cento metri - si sta giusto scaldando per compiere anche questa impresa. Mike, invece, pare contratto, ansioso, sostanzialmente incapace di gestire quel momento così fatidico per la sua carriera. Il paragone con Beamon è un pachiderma nel salotto della sua mente. Il fiato di Lewis sulla sua schiena un sussurro di dipartita sportiva.

Eppure - come rivelerà lo stesso Powell più tardi - sarà proprio l'ispirazione proveniente dal collega a fargli dare il meglio. La legge, del resto, è vecchia ma tutt'altro che logora: mettiti accanto a quelli più bravi di te, se vuoi accrescere le tue ambizioni. Se invece ti fai andar bene una tiepida corsetta sulla declassata delle emozioni, è un altro conto. Mike però appartiene al primo schieramento. Vede partire Lewis ed entra in trance. Il successo altrui non lo immalinconisce: lo sfida.

Powell sa che per vincere ha soltanto una chance. Impossibile saltare sempre al massimo - come invece farà Lewis, mettendo insieme una sequenza allucinante - ma da quei tentativi deve estrarne almeno uno maestoso. Con tutti questi pensieri ad intasargli la corteccia cerebrale deve forse deconcentrarsi e il primo salto gli viene fuori terrificante: 7,85. Peggio di così non poteva proprio mettersi. Lewis, invece, non sembra scalfito dai pensieri: al primo tentativo fa 8,68. Record per i campionati del mondo e migliore performance dell'anno. "Buonanotte", dicono costernati i sostenitori di Mike.

Bisogna crescere - fare peggio sarebbe difficile - e Powell lo fa. Mette insieme un 8,54 al secondo salto, ma poi si sfalda di nuovo al terzo: 8,29. Lewis invece non si scompone e infila un 8,83 e poi 8,87. Al quarto tentativo si supera ancora: 8,91, ma con la spinta del vento a +2.9 m/s. Non può essere considerato record del mondo, ma comunque è chiaramente finita qua. Impensabile per Powell coprire in volo tutti quei centimetri di scarto.

Mike si concentra allo spasmo. Tende ogni fibra del suo corpo. Incanala tonnellate di rabbia sportiva. E poi decide che non si arrenderà. Che decollerà direttamente dalla pista. Quando atterra, al suo quarto tentativo, il tabellone luminoso recita 8,95. Il salto più lungo nella storia dell'uomo. Il fenomenale balzo che gli assegnerà il titolo. Ci mette un po' a realizzare che è tutto vero.

Che ha davvero inciso l'aria come un proiettile. Lewis è attonito, così come gli addetti ai lavori. Quel record resiste ancora oggi, dopo oltre trent'anni. A volte devi rimbalzare sul fondo per prendere la rincorsa verso il punto più alto.

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