Quei campioni divora-libri. In panchina, ma non solo...

È corretto leggere un libro in panchina mentre i compagni di squadra si dannano l’anima in campo? Dipende dal libro. Il caso di A.J. Brown dei Philadelphia Eagles

Quei campioni divora-libri. In panchina, ma non solo...
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Libri sulle panchine (dei parchi pubblici) se ne vedono pochi, ma un libro su una panchina «agonistica» a bordo campo durante una partita di football americano (ma la cosa potrebbe valere per qualsiasi sport) è un unicum nel suo genere. Tutto merito di A.J. Brown, «wide receiver» (precisa chi se ne intendono) dei Philadelphia Eagles, capace con una sola sfogliata di pagina di andare in meta culturale sfatando il tabù dei campioni un po’ ignoranti e restii a letture che vadano al di là della lista dei giocatori convocati. Nulla a che fare con quello sgobbone di Arthur James Brown, 27 anni, sorpreso nel pre gara contro Green Bay Packers a compulsare il - fino a ieri - sconosciuto volume di Jim Murphy, «Inner Excellence» (Eccellenza interiore). Insomma, una delle tante guide motivazionali «fai da te» che promettono di trasformare in Superman anche i l’ultimo dei rag. Fantozzi.

 A.J. Brown

Eppure, complice un involontario testimonial d’eccezione come Brown, il saggio di Jim Murphy è diventato (almeno nelle ultime ore) più venduto del ben più celebre «Legge Murphy» secondo cui «se qualcosa può andare storto, lo farà». Invece alla premiata ditta Murphy(Jim)&Brown(A.J.) «di storto» non è andato proprio nulla, anzi, la botta di popolarità che ha colpito entrambi li ha messi al centro del circo mediatico globale. Venendo agli atleti di casa nostra, negli archivi non cìè traccia di cloni bibliofili di Brown (Arthur James, non Dan del «Codice da Vinci»...), anche se è rimasta negli annali la «fuga» della coppia Zoff-Scirea che, durante i festeggiamenti per la vittoria del Mundial di Spagna, abbandonarono la sala ricevimento dell’hotel dove alloggiavano gli Azzurri per salire in camera a rilassarsi con un bel romanzo. «A un certo punto non li vedemmo più - ci raccontò in un’intervista Ciccio Graziani -, pensavamo si fossero sentiti male. Poi aprimmo la porta della loro stanza e li vedemmo stesi sui letti, ognuno con un libro tra le mani».

E che dire del portiere poeta Giuliano Terraneo che componeva poesie durante i tempi morti dei ritiri? E Lido Vieri che quando era in nazionale era un vero divoralibri? Degno di menzione pure Lamberto Boranga che all'epoca in cui era l'estremo difensore del Cesena nei lunghi viaggi in trasferta studiava i trattati di medicina per gli esami universitari. Allora il «calciatori laureato» non risultava nei radar; di impegno politico, neppure a parlarne: tanto che uno come l'ex centrocampista del Perugia, Paolo Sollier, ancora oggi, oltre mezzo secolo dopo, mette come copertina all'autobiografia la sua foto dove saluta il pubblico col pugno chiuso.

Ma negli anni '70 l' «impegno intellettuale» dei calciatori era decisamente più terra terra: mitica la foto di quello storico panchinaro immortalato, seduto nel suo metallico (le panchine erano di ferro) habitat naturale, con la coperta sulle gambe e intento a compilare un cruciverba sulla Settimana Enigmistica. Insomma, «letteratura» piuttosto basica... Poi il livello «accademico» degli sportivi è cresciuto ma in panchina, più che con i libri, i giocatori ci andavano con la radiolina (era la vecchia stagione di «Tutto il calcio minuto per minuto»), sostituita oggi da headphone e telefonini che molti allenatori bandiscono - spesso con scarsi risultati - da spogliatoi e panchine.

Ma torniamo a Brown e al libro magico per «allenare la mente a performance straordinarie e alla migliore vita possibile». In molti si sono chiesti: ma è corretto leggere un libro in panchina mentre i compagni di squadra si dannano l’anima in campo? Dipende dal libro... Ad esempio quello scritto da Jim Murphy - ex giocatore e allenatore di football - poteva rivelarsi utile non solo per A.J. Brown ma all’economia dell’intero team. Non caso il «wide receiver» dei Philadelphia Eagles ha dichiarato: «Se segno un touchdown o se riesco in un passaggio, poi torno concentrarmi. E riparto sempre dall'inizio del libro, che afferma che "se si riesce ad avere la mente chiara, e la coscienza pulita, niente conta in negativo o in positivo"»; una filosofia che avvantaggia, attraverso i singoli, l’intera squadra. Ne era convinto anche il compianto Aldo Agroppi che i libri li leggeva e, prima di dirci addio, ne ha scritti di bellissimi.

Ricordando di aver vissuto per anni in un mondo, quello del calcio, con «troppi ignoranti che in vita loro non avevano letto neppure un libro». Ma per cominciare non è mai tardi. Le panchine sono lì anche per questo.

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