Altro che file per l'iPhone: si rifugiano in una grotta per fuggire dai telefonini

Mentre milioni di persone scatenano resse per i nuovi smartphone due francesi, Anne Cautain e Bernadette Touloumond, la fanno finita con cellulari e internet e vanno a vivere in una sperduta caverna delle Hautes-Alpes. Dicono di soffrire di elettro ipersensibilità, in realtà non ne possono più di mail e messaggini

Basta con la schiavitù tecnologica, è ora di finirla con la dittatura telematica. Mentre milioni di persone in questi giorni si mettono in fila per l'iPhone 4S c'è chi decide di vivere in una grotta per sfuggire alle onde di internet e dei telefonini: succede in Francia dove due donne, Anne Cautain e Bernadette Touloumond, che dicono di soffrire di una forma grave di elettro-ipersensibilità, hanno scelto una grotta sperduta delle Hautes-Alpes, regione montagnosa del sud-est della Francia, senza riscaldamento nè elettricità, per sfuggire alle onde del wi-fi e dei portatili. Dove gli smartphone non potranno mai entrare.
Intervistata dall'agenzia France presse, una delle due donne, Anna Cautain, 55 anni, che vive lì da circa due anni, racconta come un giorno del 2009, mentre lavorava all'università di Nizza, ha visto la sua vita trasformarsi in quella di un «animale braccato». Da quel momento, per lei, tutto era utile per proteggersi dalle radiofrequenze, fonte di «insopportabili mal di testa», ma anche di «bruciature nel cranio e sulla pelle». Alla fine ha scelto di ritirarsi nella grotta, dove è stata raggiunta qualche mese fa da Bernadette Touloumond, parigina, ex hostess di 65 anni. Insieme, le due donne chiedono oggi la creazione di «zone bianche», vale a dire luoghi dove non ci siano antenne. L'associazione «Robin des Toits», che si batte per il riconoscimento della malattia delle due donne, ritiene che siano solo qualche decina i casi di «estrema intolleranza», ma assicura che circa il 3% della popolazione francese soffrirebbe di elettro-ipersensibilità. «Nessuna prova scientifica prova un nesso tra l'esposizione alle radiofrequenze e l'ipersensibilità elettromagnetica», scrive in un rapporto del 2009 l'Agenzia nazionale della sicurezza sanitaria, che non contesta tuttavia «la realtà del vissuto di queste persone». Oncologo all'università di Parigi, Dominique Belpomme, dice al contrario che studi clinici dimostrano gli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute. Il professore deplora tuttavia l'atteggiamento adottato dalle due donne: «Non ho dubbi sulle loro sofferenze, ma esistono trattamenti come gli antistaminici per alleviare il dolore. Certo, bisognerebbe che venissero a consultarmi...». «Mi sono già recata a Parigi, e ancora non mi sono ripresa a causa di tutte quelle antenne», risponde Anne, che preferisce curarsi con metodi naturali.
Davanti alla grotta, le due donne - che rifiutano di essere bollate conme «alternative» - conservano diverse cassette di zucche, pere e mele biologiche.

«Quando mi sono ritrovata qui, non ci potevo credere», ricorda Bernadette, che per 25 anni ha fatto l'hostess su voli in partenza da Parigi, aggiungendo: «Mi hanno trattato da pazza, ho perso gran parte dei miei amici, la mia famiglia non riesce a capirmi. E oggi - conclude - so che non potrò più tornare in un museo». Pensare che c'è chi si ammala per il contrario e che senza il cellulare non può vivere. Chissà chi dei due è quello fuori di zucca...

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