Amare l'"Orlando innamorato" è un invito a nozze con la poesia

L'opera di Boiardo fonde bretoni e provenzali, Virgilio e Lucrezio. Angelica è la nuova Afrodite e la signora della scienza occulta

Amare l'"Orlando innamorato" è un invito a nozze con la poesia
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È così ricco il giacimento d'oro della nostra letteratura italiana. Ma in tempi scriteriati e sterili quasi nessuno vi scava più, e il risultato è un impoverimento clamoroso della nostra lingua, della nostra immaginazione e del nostro spirito. Completamente, coraggiosamente, quasi follemente in controtendenza, Rosita Copioli pubblica Acque della magia (Metilene editore, pagg. 334, euro 50) dedicato a Matteo Maria Boiardo e al suo L'inamoramento de Orlando, che l'autrice ripristina dopo la italianizzazione con cui il poema viene più spesso ricordato, Orlando innamorato, antecedente del celebre Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

Il libro è ricchissimo di ricerche, spunti, osservazioni, dottissime divagazioni. Io vorrei sottolineare la forza della rivendicazione con cui Copioli intende restituire a Boiardo uno spazio maggiore nella letteratura italiana, uno spazio autonomo, che lo collochi al crocevia di tante esperienze e tendenze. Boiardo è lettore del ciclo Bretone e dei poeti di Provenza: prende da essi la centralità dell'Amore. E insieme all'Amore, del Caso, di cui è emblema supremo la Luna: «Tutte le cose sotto de la luna,/ l'alta richezza, e i regni della terra/ son sotoposti a voglia di Fortuna». L'amore dei bretoni e dei provenzali si fonde in lui con quello di Virgilio e poi di Lucrezio, diventa una manifestazione di Afrodite, e l'invenzione di Angelica, la bella saracena, richiama il personaggio di Elena, così caro e centrale nell'immaginario e nell'opera poetica dell'autrice. Angelica, la figlia del re del Catai, venuta da Abracà al torneo di Pentecoste della corte di re Carlo Magno, è ai suoi occhi «la configurazione alta e magica del desiderio d'Amore». Con tutto ciò che di luminoso e di terribile il desiderio porta con sé. È anche di più, è la signora della sapienza occulta, la ninfa dell'aria e dell'acqua: da lì il tema delle acque della magia del titolo, acque di mare, di fonte, di lago, di fiume, acque contenute in una coppa, come quella che Dragontina porgerà ad Orlando, acque d'amore e di disamore, di incantesimo e di smemoratezza, di vita, dell'origine della vita, e di morte. Astolfo, Orlando, Renaldo vivono grazie ad Angelica, inseguendola, amandola, in un caleidoscopio di avventure in cui la fantasia del Boiardo si slancia e sbizzarrisce con una potenza lieve, festosa, altissima, quella che fece dire al Foscolo, poeta dal finissimo intuito critico, che nessuno nella letteratura italiana ha tanto potere di immaginazione quanto l'autore de L'inamoramento de Orlando.

Copioli, che racconta di aver lavorato decenni intorno al Boiardo e che ne ha già scritto nel saggio I giardini dei popoli sotto le onde, ne rintraccia tutte le convergenze culturali, in particolare con il pensiero umanistico di Marsilio Ficino e di Pico della Mirandola, sottolineando, in pagine di finissima analisi, l'aspetto prometeico di Pico e quello invece ermetico di Marsilio. La sua profondissima conoscenza di Yeats (si veda il volume che gli ha dedicato, uscito in una bella collana delle edizioni Ares) infine le permette anche di rintracciare lo sfondo celtico, con l'eroe Cuchulain, con l'isola magica di Tír na nÓg, di certi voli fantastici. Ma fatto questo, Copioli come una innamorata difende Boiardo dalle critiche e dalla sottovalutazione altrui. Non sopporta che la passione ariostesca abbia portato Italo Calvino a parlare di rozzezza per la lingua del Boiardo. Il poeta de L'inamoramento de Orlando, aristocratico, ironico, ricco di understatement usa un linguaggio che non espelle la sua natura popolaresca, il suo sottofondo dialettale. Per capirlo, ci vuole un orecchio addestrato. Copioli ci parla del suo amore per Boiardo nato dai rapporti del poeta con i Malatesta della sua terra, e sente la sua emilianità, come potevano sentirla un Celati, un Cavazzoni, persino un Fellini, come qualcosa di fraterno e di vicino al cuore. Tutto il sapere di Copioli è sempre un atto d'amore. Contagioso.

Perché un atto d'amore sono anche le tavole immaginose e colorate con fantasia boiardesca che corredano il volume, ad opera di Mimmo Paladino, il pittore italiano che chi ama le figure del mito e i voli simbolici della immaginazione non può non sentire vicino e grande.

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