Il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale delle foreste, una ricorrenza indetta dall’Onu per sensibilizzare i governi e le persone rispetto al problema della deforestazione. Il tema di quest’anno è "Foreste e Salute" e, dunque, pone l’accento sull’importanza di queste preziose risorse naturali per il benessere dell’uomo. Studi recenti hanno dimostrato, infatti, che lo Shinrin Yoku - letteralmente "bagno di foresta" - favorisce l’abbassamento della pressione sanguigna e riduce i livelli di cortisolo. Ma qual è lo stato delle foreste in Italia e nel mondo? E in che modo il disboscamento impatta sull’ambiente? Proviamo a fare il punto sull'argomento.
Le foreste in Italia e nel mondo
Le foreste occupano circa un terzo dell’intera superficie terrestre e, oltre ad ospitare una grande varietà di flora e fauna, rappresentano la fonte primaria di sostentamento per numerose popolazioni indigene. Ciononostante la deforestazione, per cause che vedremo in seguito, è in continuo aumento.
Secondo le stime FAO del 2020, il mondo sta perdendo circa 10 milioni di ettari forestali ogni anno (pari all’estensione del Portogallo). Va detto, però, che il disboscamento è un fenomeno storico che ha raggiunto il picco negli ‘80 anche se, ad onor del vero, ha subito una forte accelerazione nel secondo millennio. E se da un lato duemila ettari di foreste - un’area grande il doppio degli Stati Uniti, per rendere l’idea - sono andati persi per coltivare, allevare bestiame e usare legna, dall’altro le cause della deforestazione dipendono da una concomitanza di fattori. In primis gli incendi poi, la presenza di parassiti e la siccità (cambiamento climatico).
Stando agli ultimi dati, circa il 95% della deforestazione globale avviene ai Tropici, non solo per rispondere alle esigenze dei mercati locali ma, soprattutto, per soddisfare la domanda globale relativa ad alcuni beni di consumo che vengono coltivati o prodotti in aree deforestate (carta, caffè, oli vegetali, cacao, ecc..). Seguono poi: America Latina, Sud Est dell’Asia, Nord America, Russia, Cina, Asia del Sud, Africa, Oceania e Europa. E in Italia, cosa succede?
In barba ai disfattisti, nel nostro Paese stiamo assistendo ad un fenomeno di imboschimento. Secondo i dati riportati nel recente "Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio", divulgati lo scorso maggio in un articolo di Repubblica.it a firma del giornalista Marco Frojo, più di un terzo del suolo italiano è ricoperto da foreste e la percentuale è in costante crescita. Anzi: nell’ultimo decennio c’è stato un balzo di circa il 20% rispetto alle epoche passate e il volume complessivo stimato per tutti gli alberi dei boschi italiani supera quota 1,5 miliardi di metri cubi. Ma allora, qualcuno potrebbe domandare, perché dovremmo preoccuparci della deforestazione dell’Amazzonia?
L’importanza delle foreste per l’ambiente
In ottica globale, la deforestazione dei Tropici ci riguarda molto da vicino. E non è certo per una mera questione di altruismo. Bisogna sì considerare che per molte popolazioni indigene le foreste rappresentano una fonte di sussistenza primaria, ma non è tutto qui. Le foreste tropicali ospitano alcuni degli ecosistemi più ricchi e diversificati del pianeta. Ciò detto, abbattere le foreste pluviali significa distruggere gli habitat di specie uniche al mondo e, di conseguenza, rimodellare alcuni ecosistemi in modo irreversibile. Inoltre, esse rappresentano una grande risorsa di carbonio per il pianeta. Basti pensare che il "polmone verde" del mondo - l’Amazzonia - è in grado di trattenere tra 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio. Una risorsa di cui, sia in modo diretto che indiretto, beneficiano tutti gli abitanti della terra, a qualunque latitudine.
Un'altra criticità legata al disboscamento delle foreste pluviali riguarda l'aumento delle emissioni di CO2. Da uno studio pubblicato tempo fa sulla rivista Global Environmental Change era emerso che, nel biennio 2014-2016, la deforestazione tropicale era responsabile di circa il 6,5% delle emissioni di CO2 a livello globale.
Ma esiste un modo per mettere fine alla deforestazione tropicale? Sì, ma non è così semplice da realizzare. Considerando che molte aree verdi del pianeta vengono rase suolo per consentire la produzione di materie prime e beni di largo consumo, si potrebbero ridurre le catene di approvvigionamento da parte dei Paesi ricchi. E se da un lato questa sembra la soluzione più logica, dall’altro sussiste il rischio concreto di danneggiare i piccoli agricoltori locali che si guadagnano da vivere grazie al commercio internazionale. E allora, che fare?
Dal momento che la deforestazione tropicale è guidata soprattutto dalla domanda dei mercati interni di carne bovina e semi oleosi, servono più interventi a livello nazionale. Come, ad esempio, la moratoria sulla soia in Brasile oppure attuando dei programmi che siano in grado di compensare i costi di opportunità di conservazione delle foreste senza danneggiare la produttività agricola. In sintesi: produrre più cibo su meno terra.
Le iniziative per salvaguardare le foreste
Come abbiamo visto, le foreste svolgono un ruolo cruciale nella riduzione della povertà e per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile contemplati nell’Agenda 2030. E la finalità della Giornata mondiale delle foreste è proprio quella di accrescere la consapevolezza delle persone rispetto al problema della deforestazione invitando i governi a intraprendere delle politiche di maggiore sostenibilità ambientale.
Tra le varie realtà che organizzano iniziative segnaliamo il Bioparco di Roma, dove sia grandi che piccini possono partecipare a laboratori ed eventi alla scoperta degli ecosistemi e degli animali.
In Lombardia, invece, chi lo desidera potrà aderire al programma "custodiscimi", un’iniziativa promossa
da Forestami, Ersaf e Legambiente Lombardia che prevede la presa in custodia di una piantina forestale per un periodo di circa 8 mesi salvo poi essere messa a dimora per contribuire alla realizzazione di nuovi boschi urbani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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