Lianna, 14 anni, ha i capelli rasati a mezzo e l'anima a pezzi, da quando sua madre la guarda da una foto su una lapide. Asé, che è «vecchio davvero», invece, di anime a pezzi e di solitudine è un esperto e fa il guardiano del riposo dei morti. Del resto è tutto già chiaro dal suo soprannome aceto. Lianna, che è andata dalla Nonna a Solferino, conosce poco e niente della sua famiglia materna a differenza di Asé che lascia capire di saperne un bel po' sul passato di quei luoghi e di chi li ha abitati. Così, quando si incontrano vicino al cimitero, sotto una pioggia scrosciante che non dà tregua, scatta uno strano gioco. Lui, guardiano del sacrario della famosa battaglia, accetta di raccontare ciò che è stato, ma ad una condizione: nessuna interruzione, lei deve lasciargli inanellare le parole a modo suo.
Quando mai con una adolescente si ottiene un risultato così? Ma in questo caso dalle voci di Lianna e di Asé prende forma una storia sussurrata che lega passato e presente, come in una formula magica. Al centro, Solferino, ma quella risorgimentale che, nell'estate del 1859, è scenario di una delle battaglie più cruente della Seconda guerra di indipendenza e passaggio cruciale dell'Unità d'Italia.
Questo il viaggio nel tempo raccontato da Manlio Castagna in Di fuoco e seta (Mondadori), romanzo pensato per giovani lettori, che ha il coraggio di incendiarsi di passioni e di ideali, che li imbozzola in un folklore raccontato col giusto realismo magico, che fa toccare ai giovani di oggi quelli di più di 150 anni fa. A cominciare dal tredicenne Alvise Malastalla, detto Visio, ladruncolo di polli che muore e resuscita in una notte carica di malvagità, fucilate e incanto, grazie al rito animalesco di una maga salvifica e all'affetto dei due fratelli Servidei che per lui diventeranno come una nuova famiglia. Altea, che lo custodisce assieme ai bachi da seta nel buio di una cantina, e Sante, che è tutto Mazzini, sogni patriottici e molto più pericolose vecchie pistole nascoste. Coraggio incosciente e sogno eroico di combattere l'invasore austriaco sull'onda di Garibaldi.
Il misterioso Asé riporta in vita per Lianna e il lettore un piccolo mondo antico ma cruento e realistico, dove c'è poco «libro Cuore» e molto l'ossario che ancora oggi da Solferino fa monito di quanto costi la libertà. Infatti Sante, volontario, si unirà all'esercito sabaudo per combattere il nemico dopo la liberazione di Milano, mentre Altea non si rassegnerà mai a stare lontano dal fratello. E saranno seguiti come da un'ombra dal fedele e (non spiegheremo come) salvifico Visio. Le loro vicende si dipanano come una sottile bava di seta attraverso il tempo legandoli a Lianna, che riuscirà, grazie a loro, a ritrovare le sue radici. Sue e anche di una Nazione. E quando si hanno le radici si può anche volare via come un baco che diventa farfalla.
Tutto questo non è poco per un romanzo che ha il coraggio di essere vecchio stile, nel senso migliore del termine. E che parla ai più giovani mantenendo una struttura narrativa adulta, a più piani, temporali e di lettura.
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