a Prima della Scala 2024 ha il suo tridente in Brian Jagde, Anna Netrebko e Ludovic Tézier, da questa sera nei panni di Alvaro, Leonora, Carlo. Terna di cantanti che va a comporre l'architrave di un titolo dalla tinta fosca, La forza del destino di Giuseppe Verdi, ma dove il clima di cupa tragedia viene alleggerito, qui e là, dalla comicità di figure come Mastro Trabuco (Carlo Bosi) e Fra Melitone (Marco Romano), monaco più per l'abito che per il temperamento. Un tocco di leggerezza viene poi dagli interventi di Preziosilla (Vasilisa Berzhanskaya), amatissima da Verdi. Nell'affresco di quattro atti si staglia la figura di Padre Guardiano (Alexander Vinogradov), sorta di Fra Cristoforo in questa Forza del destino dal finale manzoniano, riscritto da Verdi appositamente per la Scala a sette anni dal battesimo (nel 1862) nel teatro imperiale di San Pietroburgo. L'altro grande personaggio è il coro - preparato da Alberto Malazzi - di volta in volta massa di pellegrini, soldati, carrettieri, frati, vivandiere, reclute e questuanti, umanità varia tra Spagna e Italia, taverne e campi di battaglia, conventi e palazzi aristocratici.
BRIAN JAGDE (ALVARO)
È il tenore arrivato in sostituzione di Jonas Kaufmann, che ha dato forfait a 17 giorni dalla prima; rinuncia che era nell'aria nonché comprensibile, dati gli esiti del suo recital scaligero del 29 novembre. Newyorchese, fisico da giocatore di rugby e vocione possente, Jagde è prestante proprio come chiede il ruolo di un uomo - Alvaro - che nella Spagna del Settecento convince Leonora, timorata di Dio e del padre, a fuggire con lui. Sfortunato geneticamente, lo confessa nell'aria in apertura del terzo atto, il più delle sue sventure è messo in moto dalla pistola che cadendo a terra scarica un colpo che uccide il padre di Leonora, il marchese di Calatrava, il quale detesta Alvaro poiché mulatto, proibendo la relazione con la figlia. Un plot assurdo, tessuto di fughe e travestimenti, con Alvaro prima assassino involontario, quindi eroe della patria, poi monaco che istigato ad arte torna ad uccidere.
ANNA NETREBKO (LEONORA)
Leonora
vive di sensi di colpa per la morte del padre, che l'ha maledetta, in più crede che l'amato Alvaro sia morto, ed è pure inseguita dal fratello Carlo, rabbioso come una furia. Si ritira presso un eremo non prima di aver implorato la protezione della Vergine nell'inno che è vetta dell'opera. «La storia in sé non ha un grande senso, l'essere ossessionata in questo modo dalla paura e dal senso del peccato non appartiene al sentire di una donna di oggi», confessa il soprano Netrebko. Che allora si tuffa «nella partitura, perché lì si trovano le ragioni vere del mio ruolo». Così come le trovarono le grandi cantanti che l'hanno preceduta, «penso anzitutto a Renata Tebaldi», spiega Netrebko, firma di una serie di prime della Scala. Esuberante e iperbolica nella vita, è professionista serissima, ancora salda in cima alla classifica delle migliori cantanti donne nonostante l'età (53 anni).
LUDOVIC TÉZIER (CARLO)
Baritono
marsigliese, Tézier dà corpo e voce a Carlo, l'inseguitore compulsivo-ossessivo, morso dal desiderio di vendicare l'onore della famiglia violato da Alvaro e dalla sorella Leonora. Dopo anni di caccia all'uomo e alla donna, riesce ad uccidere la donna ma ad essere ucciso dall'uomo. Tra i protagonisti di questa Prima, Tézier è l'unico mediterraneo, cosa che lo aiuta - sostiene l'artista - a comprendere certe reazioni dei personaggi, «per esempio il senso dell'onore così spiccato». Cantante di grande intelligenza, oltre che voce, promette un gran Carlo.
VASILISA BERZHANSKAYA (PREZIOSILLA)
Vasilisa
Berzhanskaya, russa, è alla sua seconda produzione della Forza del destino. Veste i panni della zingara e vivandiera Preziosilla, arruolatrice di soldati ed esaltatrice della guerra. Smaliziata, non casca nella trappola dei vari travestimenti. Prorompe nel secondo atto come una Carmen verdiana, e con gran forza soggioga la massa. «Tre battute e baam. Il mio personaggio si mette subito in moto!», dice Berzhanskaya, fiera di incarnare la vitalissima Preziosilla, donna che non vedremo tanto in questo spettacolo di quattro ore. Ma quando c'è, monopolizza.
RICCARDO CHAILLY (DIRETTORE)
La forza del destino è il nono, e tanto voluto, titolo verdiano di Riccardo Chailly nonché la sua undicesima inaugurazione scaligera. Si dice pienamente soddisfatto del cast, compreso il tenore Jagde, giunto all'ultimo sull'onda del «gran successo di questi giorni a Barcellona», commenta. Ha lavorato con Tézier una sola volta, e poco, per lo spettacolo del 7 dicembre 2020, in epoca Covid. Bastò un'aria per far scattare il desiderio di collaborare. Quanto a Netrebko, «è la mia eroina verdiana. Da anni lavoriamo regolarmente insieme», spiega. Sintonia che si allarga al regista Leo Muscato, assiso alla sua destra durante la conferenza stampa di presentazione della produzione, «buon segno questa spalla contro spalla» fa notare Chailly che più volte, come spesso accade ai direttori e a chi ama/conosce la musica, s'è irritato per l'egotismo di alcuni registi.
Alla Scala, Chailly ha eseguito più volte pagine estratte dalla Forza, ma mai l'opera da capo a fondo. Il suo cuore batte anzitutto per La Vergine degli angeli, «stacca tutti noi da terra, è sopra di noi. Di grandezza assoluta. Ci eleva in modo irresistibile».
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