Dopo l'approvazione della riforma della Giustizia da parte del Consiglio dei ministri, non si è fatta attendere la reazione dell'Associazione nazionale magistrati. Il presidente e il segretario dell'Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini, parlano di una "riforma punitiva", fatta "contro i giudici" e che "riduce le garanzie per i cittadini". Per Palamara e Cascini, il disegno di legge "mina l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e altera sensibilmente il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato".
Le critiche del Pd Disappunto anche a sinistra, a partire da Dario Franceschini, che annuncia un'opposizione dura e manifestazioni in tutta Italia: "Il Partito democratico si opporrà con tutti gli strumenti parlamentari a disposizione ed anche con una forte mobilitazione della società civile. Già questo sabato ci sarà una manifestazione in difesa della scuola e della Costituzione anche lì alzeremo la voce". Il capogruppo del Pd alla Camera liquida la riforma etichettandola come "una mera operazione d’immagine. Sono altre le riforme che gli italiani si aspettano: la certezza della pena, i processi veloci. Questa proposta ha come unici scopi quelli di punire i pm e metterli sotto il controllo politico del governo". A Franceschini fa eco il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che accusa il governo di "inchiodare il Paese sulle priorità politiche e personali di Berlusconi mai su quelle vere della gente". La riforma, secondo Bersani, non è altro che "un diversivo su un testo più che criticabile", ma potrebbe essere un occasione di confronto. "Noi abbiamo tre-quattro proposte sulla giustizia", ha aggiunto il segretario, "Su questo siamo interessati a discutere da domani mattina".
Cautela da Fli Meno dura la reazione degli esponenti di Futuro e Libertà, che aspettano di leggere il testo della riforma senza "nessun pregiudizio", come ha detto Benedetto Della Vedova, capogruppo
Fli alla Camera che aggiunge: "il fatto che la riforma venga approvata da un consiglio dei ministri presieduto da un presidente del Consiglio che parla di toghe rosse non è un buon viatico per una riforma che dovrebbe essere condivisa e durare i prossimi sessant’anni". A raccogliere la provocazione di Berlusconi che ha parlato di una componente giustizialista ora uscita dalla maggioranza è Carmelo Briguglio, vicecapogruppo Fli alla Camera che commenta: "C’è una contraddizione stridente nelle dichiarazioni del Presidente del Consiglio il quale da un lato attacca frontalmente quei brutti giustizialisti di Fli che gli hanno impedito in questi anni di fare la riforma della giustizia e dall’altra sostiene di volere discutere la legge con l’opposizione, della quale il gruppo di Futuro e Libertà fa parte.
Berlusconi dica se vuole un confronto di merito o fare della riforma un’arma propagandistica".
Terzo Polo: "Ora riforme ordinarie" Ma è Francesco Rutelli, leader di Api a sintetizzare la posizione del Terzo Polo ribadendo il "No alle leggi ad personam": "Esprimiamo apprezzamento per l’annuncio del presidente del Consiglio sulla fine della stagione delle leggi ad personam. La riforma del governo contiene diverse cose che
condivido. Tuttavia è affidata al Parlamento, la si discuta. Inoltre, visto che la riforma costituzionale richiede molto tempo, ed è
difficile che vada a buon fine, incalziamo il governo per fare le riforme ordinarie che si possono e devono fare subito".
D'Alema chiede le dimissioni del premier Categorico il presidente del Copasir Massimo, D'Alema che commenta: "È difficile aprire qualsiasi discussione seria
sulla giustizia se non è preceduta dalle dimissioni di Berlusconi. Al premier manca la condizione di terzietà che è il fondamento dell’autorevolezza della politica senza la quale èimpossibile qualsiasi riforma".
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