Un'iscrizione crociata in arabo, datata 1229, è stata rinvenuta e decifrata per la prima volta nella storia degli studi archeologici mediorientali da uno specialista israeliano che in questi giorni ha illustrato ai media locali la genesi dell'eccezionale scoperta. L'iscrizione, di 50 centimetri per 60, era stata incastonata in un edificio della regione di Tel Aviv, ma proviene in origine - a quanto è stato accertato - dalle antiche mura del porto fortificato di Giaffa (Yafo). L'uomo che è stato in grado di classificarla e decrittarla, il professor Moshe Sharon, dell'istituto d'archeologia dell'Università ebraica di Gerusalemme, vi ha individuato un riferimento - in lingua e caratteri arabi - a «Federico II, re di Gerusalemme» e l'indicazione della data: «Anno 1229 dalla Resurrezione del nostro Signore Gesù il Messia».
«Si tratta d'un ritrovamento senza precedenti - ha osservato Sharon - poichè nessuna iscrizione realizzata in arabo dai Crociati era emersa finora in tutto il Medio Oriente».
Il riferimento a Federico II calza a perfezione col luogo di origine dell'iscrizione. Il sovrano svevo, ribattezzato «stupor mundi» dagli intellettuali suoi contemporanei (e amatissimo dai sudditi della prediletta Italia meridionale), fu infatti protagonista proprio fra il 1228 e il 1229 d'una Crociata - la sesta, bandita in sfida a papa Gregorio IX, che lo aveva appena scomunicato - per la riconquista di Gerusalemme e dei Luoghi Santi (sottratti nei decenni precedenti alla Cristianità dal Saladino) dalle mani degli arabo-musulmani.
Un'avventura che passò anche da Giaffa, dove Federico si attestò facendone rafforzare le mura. E da dove, quasi senza combattere, riuscì a strappare al sultano d'Egitto un accordo che rese ai «franchi» il controllo temporaneo di Gerusalemme, Nazareth e Betlemme, con le aree circostanti.
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