In fondo sono trascorsi soltanto sessant'anni dalla prima volta. I Rolling Stones e i Beatles sopravvissuti starebbero registrando due nuove canzoni per il nuovo disco degli Stones. Lo ha annunciato Variety, che di solito non sbaglia, e l'annuncio è sembrato più che altro l'inevitabile chiusura di un cerchio, l'atto finale di una parabola che ha non soltanto cambiato la musica popolare ma pure il costume del Novecento.
Nel dettaglio, «molte fonti» confermano che Paul McCartney ha registrato parti di basso «per il prossimo disco degli Stones guidato dal produttore Andrew Watt» che però non è ancora stato ufficialmente annunciato. Anche Ringo Starr, ossia l'altro Beatle ancora dalle nostre parti, dovrebbe suonare nel disco ma non si sa se nella stessa canzone di Macca o in un'altra. E manco si sa se nel brano McCartney abbia anche «duettato» con Mick Jagger, cosa che sarebbe davvero epocale. Detto per chiarezza, il disco non è ancora arrivato al missaggio quindi è davvero in alto mare.
Però, dai, Stones e Beatles insieme è un evento non soltanto per chi abbia seguito passo dopo passo la loro finta rivalità ma soprattutto per chiunque l'abbia conosciuta dopo, attraverso i racconti, le testimonianze, persino la leggenda. Ed è un evento anche per i ragazzini che anagraficamente potrebbero essere i pronipoti di Mick Jagger e che non hanno vissuto la favolosa epopea di due gruppi inglesi che a un certo punto degli anni Sessanta hanno spaccato il mondo in due come il bene e il male o il giorno e la notte.
Una polarizzazione musicale che non si è mai più ripetuta ma è stata, tutt'al più, timidamente imitata. Oggi, nell'epoca dei cosiddetti feat. che trasformano la scena musicale in un omogeneizzato spesso insapore, non c'è quasi più nessuna collaborazione che possa avere lo stesso significato simbolico. Perciò Beatles e Rolling Stones insieme fanno ancora notizia anche se non è la prima volta che le loro rotte si incrociano.
Come ricorda il fondamentale Franco Zanetti su Rockol, Lennon e McCartney avevano già fatto i cori in We love you degli Stones mentre Brian Jones (fondatore degli Stones morto nel 1969) figura nei «backing vocals» di Yellow Submarine e ha suonato il sax in You Know My Name (Look Up the Number), che è il Lato B di Let it be dei Beatles. Erano ospiti di passaggio, quasi a rinfocolare una distanza più fittizia che reale. In realtà le due band si conoscevano bene e, come ha raccontato Bill Wyman, ex bassista degli Stones, proprio sessant'anni fa si erano incontrate nel neo aperto Crawdaddy Club di Richmond, nel Surrey inglese. I Rolling Stones erano sul palco. I quattro Beatles erano in platea, vestiti di «black leather», di pelle nera. «Ho capito allora che erano una grande band», ha ricordato Ringo Starr.
Dopo la fine del concerto, il male e il bene, la luce e il buio, ossia i Rolling Stones e i Beatles si sono ritrovati insieme. Wyman: «Andammo nell'appartamento di Chelsea dove vivevano Mick, Keith (Richards, ndr) e Brian e ci siamo divertiti per tutta la notte parlando e suonando blues».
Sessant'anni esatti dopo tutto è cambiato, molti non ci sono più e i sopravvissuti sono inevitabilmente a fine carriera. Però ritrovarsi a suonare insieme in un disco non è una sorta di elogio dei vecchi tempi né un modo di ottenere attenzione (secondo voi ne hanno bisogno?).
È la fine ideale di un percorso, le convergenze parallele che si incrociano una sola volta nella vita e lo fanno quasi a dire eccoci qui, ci siamo divertiti a «litigare» ma la nostra musica non era poi così diversa, vero?
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