Sparate, litigi, polemiche di un personaggio inquieto

Se la prese con tutti ma difese i Benetton dopo il ponte Morandi

Sparate, litigi, polemiche di un personaggio inquieto
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Si scrive Oliviero Toscani e si può leggere in due modi. Il primo: grande fotografo. Il secondo: il re di ogni polemica e di ogni aggressione verbale (spesso con querela annessa).

Dedicandosi alla seconda parte dell’endiadi esistenziale di Toscani è quasi impossibile fare un elenco completo di tutte le querelle scatenate con o senza macchina fotografica.

Partiamo dallo shockvertising, non sempre apprezzatissimo. Nel 2000 finì al centro di una rovente polemica in seguito ad una controversa campagna pubblicitaria per il gruppo Benetton che utilizzava foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti e che provocò azioni di ritorsione verso la casa di moda. Il punto di partenza era quello encomiabile di lottare contro le condanne capitali nello spirito di Cesare Beccaria. Ma Toscani venne accusato dallo Stato del Missouri di frode per aver ritratto con l’inganno alcuni dei detenuti del braccio della morte. Secondo l’accusa, chiedendo il permesso di scattare le fotografie dei condannati alla sedia elettrica, l’artista non avrebbe specificato ai responsabili lo scopo commerciale per cui voleva ritrarre i condannati. L’azione legale da parte dello Stato del Missouri si è chiusa con una donazione a favore del Fondo per le vittime del crimine di 50mila dollari da parte della Benetton.

Poi ci sono state le infinite intemerate di Toscani con le parole. Nel 2013, ci fu un attacco frontale contro le donne: «Devono essere più sobrie, dare importanza all’essere più che al sembrare, solo così si possono evitare altri casi di femminicidio. Non si devono truccare,
mettersi il rossetto, devono volersi bene per quello che sono». Molte non la presero bene. Tre anni dopo, al telefono, durante la trasmissione La Zanzara, definì i veneti «un popolo di ubriaconi ed alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri». Una signora di Padova lo citò in giudizio. Fu assolto «non essendo individuabili in termini di affidabile certezza riferimenti inequivoci a circostanze e fatti di notoria conoscenza attribuibili ad un determinato individuo».

Toscani poi passò al tiro al bersaglio contro i cattolici. Padre Pio? Un «uomo marketing della religione», i cui resti mortali sono «una mummia che fa esteticamente schifo». La Chiesa in generale? «Un club sadomaso». Dal 2018 il tiro al bersaglio si spostò sui politici di centro destra italiani. Con termini molto spesso davvero irripetibili. Giusto un esempio, a Giorgia Meloni nel 2018 toccò sentirsi dire che era «brutta e ritardata». La leader di Fratelli d'Italia replicò: «Razzismo contro le donne, costrette - indipendentemente da ciò di cui si occupano - a dover rendere conto del loro aspetto fisico. E, molto peggio, razzismo verso il dramma di chi soffre di disturbi psichici». Ma alla fine l'uscita più sovraesposta, più sfocata e disturbante, quella che in molti non gli hanno perdonato fu quella dopo il crollo del ponte Morandi.

Subito dopo la foto del febbraio 2020 delle Sardine con Luciano Benetton - che suscitò molteplici polemiche in quanto la famiglia era tra i principali azionisti di Autostrade - il fotografo commentò così la tragedia a Un giorno da pecora: «A chi volete che interessi se casca un ponte? Smettiamola». Finì col doversi scusare (seppure a metà) con i parenti delle vittime.

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