"Vi racconto la mia amicizia segreta con l'Imperatore del Giappone"

Monsignor Pineschi, 87 anni, negli anni ha coltivato la sua passione per l'organo e aperto un canale importantissimo con il Paese del Sol Levante. Ecco la storia di come ha portato la musica italiane nelle stanze di Akihito

"Vi racconto la mia amicizia segreta con l'Imperatore del Giappone"

Ha due occhi brillanti mons. Umberto Pineschi, una lucidità intellettiva e una memoria invidiabile, dall’alto delle sue 87 primavere. Triestino di nascita, figlio di un militare italiano, dopo l’8 Settembre 1943, lascia Fiume, dove la sua famiglia si era trasferita, per rifugiarsi a Pistoia da una zia. Doveva essere una sistemazione momentanea, ci è rimasto fino ad oggi. Qui entra in seminario e viene ordinato sacerdote, nel 1958 (monsignore nel 2014). Grande amante ed esperto di musica sacra e, soprattutto, di musica per organo.

Cosa le ha fatto nascere l’amore per questo strumento?

"Avevo 14 anni, quando entrai nella chiesa triestina di San Vincenzo de Paoli dove c’era, in quel momento, un sacerdote che suonava il grande organo. Rimasi affascinato dalla musica ma, soprattutto, da un particolare: suonava con le mani e con i piedi. Era una cosa che sentivo di dover assolutamente imparare. Finito il seminario, a 22 anni, entrai in conservatorio a Firenze. Mi diplomai nel 1968 e, nel 1975, vinsi il concorso per la docenza di organo a Bologna e Pesaro".

Si avverava il suo sogno...

"Iniziava un sogno più grande... Nel 1975 fondo l’Accademia di Musica Italiana per Organo, che organizza corsi per studenti. Il secondo anno, vi partecipano due studenti giapponesi che, affascinati dal mio amore per questo strumento, mi invitano a ripetere il corso in Giappone. Vado nella Terra del Sol Levante nel 1978. Durante la mia permanenza mi fanno conoscere Hiroshi Tsuji, un costruttore di organi che mi chiede consiglio per la costruzione di un organo per il Museo della città di Gifu. Gli propongo di costruire un organo uguale al Tronci 1755, custodito nella chiesa del vecchio ospedale di Pistoia. Accetta volentieri, visionando successivamente, in Italia, il modello proposto".

Relazioni che si consolidano...

"Si, con un fascino e una qualità tutta orientale. Nel 1985 inizio con il corso di musica per organo a Shirakawa e ancora oggi mi reco ogni anno in Giappone per questo appuntamento. Con 38 corsi di musica per organo, tenuti annualmente, la mia proposta musicale è la più longeva attività culturale italiana in terra giapponese. Ma i doni del Signore non finiscono mai...".

Cioè?

"Nel 1988, grazie alla moglie del costruttore di organi giapponese, ho potuto incontrare quella che, al tempo, era la principessa Michiko, moglie dell’erede al trono Akihito (saliranno al trono il 7 gennaio 1989 ndr.), venuta a visitare il mio corso di musica per organo. Rimase molto colpita e io, pur senza alcuna speranza, la invitai nella mia piccola Pistoia. Lei mi guardò e, con la dolcezza e la serenità che contraddistingue le donne giapponesi, mi assicurò che se ci fosse stata una visita della famiglia imperiale in Europa, la mia città sarebbe stata la prima a essere visitata".

Una promessa imperiale, quasi da libro delle fiabe...

"Infatti. E, proprio come nelle fiabe, nel 1993, la famiglia imperiale giapponese venne in Europa per una serie di visite diplomatiche nelle maggiori capitali europee. Prima città visitata... Pistoia. Quando me lo hanno comunicato ero emozionatissimo, non ci volevo credere. Mi hanno raccontato successivamente che è stata la determinazione dell’imperatrice a far cambiare la scaletta del programma preparato dai diplomatici, che ovviamente non comprendeva Pistoia. Ricordo il loro arrivo nalla mia città, fu un grandissimo evento. Mi ricordo che ad attenderli nella piazza centrale di Pistoia, c’era un enorme bagno di folla festante. La famiglia imperiale giapponese, con gran parte della sua corte, in una piccola città della toscana, chi lo avrebbe mai immaginato... Successivamente l’imperatrice Michiko mi ha confidato che era la prima volta che una folla straniera li omaggiava con tanto affetto ed entusiasmo, questa festa di popolo li aveva profondamente colpiti. Vollero visitare il famoso organo Tronci 1755, modello originale della copia costruita dall’artigiano giapponese per il Museo di Gifu. In quell’occasione tenni un concerto dedicato a loro".

Ci sono state altre occasioni d’incontro con la famiglia imperiale?

"Si, diverse, ma vorrei ricordarne una in particolare quando, l’anno successivo alla loro visita a Pistoia, fui ricevuto a palazzo imperiale, senza appuntamento. Volevo solo lasciare alla reception della segreteria un grande album di foto della visita della famiglia imperiale nella mia città. Entrato, vidi le sale di attesa con vari diplomatici che attendevano di essere ricevuti. Consegnato il mio regalo, fui fermato mentre stavo per uscire dal palazzo. Con molta cortesia mi chiesero di accomodarmi in un salotto separato. Dopo circa venti minuti entrò, con mio grande stupore, l’imperatrice Michiko in persona, manifestandomi la sua felicità per l’inaspettata visita. Mentre sfogliava l’album delle foto, arrivò anche l’imperatore Akihito, anche lui felice di incontrarmi di nuovo. Ci intrattenemmo circa cinquanta minuti, poi feci ritorno a Shiricawa. Uscendo intravidi ancora i diplomatici... in attesa".

Ma la storia non finisce qui...

"Nel 2009, mi ha telefonato l’ambasciata giapponese per comunicarmi che ero stato insignito, dalla famiglia imperiale, della più alta carica giapponese per un “persona comune”: l’Ordine del Sol Levante di III classe.

Le due classi superiori sono riservate a capi di Stato, ministri, diplomatici, alte gerarchie militari e civili. Un riconoscimento completamente inaspettato, che ho gradito molto, perché lo considero come un sigillo di una storia di affetto e di amicizia con una famiglia... davvero molto particolare".

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