Morto lo psichiatra Eugenio Borgna. Anticipò la legge Basaglia

Morto uno dei più grandi psichiatri italiani, che rivoluzionò la modalità di trattamento di pazienti, anticipando formalmente la legge Basaglia che in seguito chiuse i manicomi

Morto lo psichiatra Eugenio Borgna. Anticipò la legge Basaglia
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È morto a 94 anni lo psichiatra Eugenio Borgna, teorico, ricercatore ma anche medico sul campo. Era considerato un vero pilastro del settore, ma anche un grande intellettuale che ha passato la sua vita tra studio e lavoro.

Il nuovo approccio al malato

Borgna capì, come in seguito Franco Basaglia, ( a cui venne associata la promulgazione della legge 180 del 13 maggio 1978, in tema di accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori) che quando si parlava di salute mentale e disagio era necessario recuperare l'individuo e quindi creare empatia e il dialogo tra medico e paziente.

Portò avanti una modalità più umana nei confronti dei malati psichiatrici, diventando poi uno dei maggiori sostenitori della legge Bisaglia che chiuse i manicomi e restituì dignità e valore ai pazienti prima reclusi e trattati spessi con metodi coercitivi e violenti.

Chi era

Si era laureato in medicina e chirurgia nel 1954 presso l'Università di Torino e specializzatosi in Malattie nervose e mentali nel 1957, già libero docente di Clinica delle malattie nervose e mentali presso l'Università di Milano, Borgna dal 1970 al 1978 è stato direttore dell'ospedale psichiatrico di Novara, mentre dal 1978 al 2002 è stato responsabile del servizio di Psichiatria dell'ospedale Maggiore, assumendo dopo la pensione il titolo di primario emerito. Impegnato in politica, negli anni '70 è stato anche sindaco e consigliere comunale a Borgomanero, e proprio in questo piccolo paese dove era nato è scomparso oggi.

Il suo lavoro

Soltanto pochi giorni fa era uscito il suo ultimo lavoro editoriale, 'L'ora che non ha più sorelle’, un saggio sul suicidio femminile, l’ultimo di una lunga serie di libri che spesso sono stati anche best seller, come ‘Le parole che ci salvano (Einaudi) e ‘La solitudine dell'anima’ (Feltrinelli). ‘Apro l'anima e gli occhi’ (da un verso dell'amato poeta Clemente Rebora), pubblicato da Interlinea.

Tra i suoi ultimi libri ‘Sull'amicizia’, per Raffaello Cortina Editore, ‘Mitezza’ e ‘In ascolto del silenzio’, entrambi per Einaudi. Lo psichiatra ha sempre avuto un linguaggio poco medicale che si rifaceva invece alle immagini della grande letteratura e poesia, da Proust a Thomas Mann a Goethe, da Emily Dickinson ad Antonia Pozzi a Leopardi.

Il ricordo dell'editore di Interlinea

"Ha scritto libri bellissimi su temi sempre uguali e sempre diversi, sull'arcipelago delle emozioni che abitano la nostra vita interiore - come la nostalgia e i sentimenti di colpa, l'inquietudine e la disperazione, l'ansia e i rimpianti, le attese e le speranze, la gioia e la solitudine”.

Il suo approccio terapeutico viene ricondotto alla ‘psichiatria fenomenologica’, che sposta l’attenzione dalla malattia al paziente, e alla ‘psichiatria dell’interiorità’, che parte dal disagio psichico per risalire alla sua dimensione profonda e soggettiva.

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