Agroalimentare da difendere: intervista a Ettore Prandini

Made in Italy ed elezioni europee: il futuro di Bruxelles inciderà sulle nostre aziende. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, intervistato dal vicedirettore de Il Giornale, Osvaldo De Paolini. Segui la diretta

Agroalimentare da difendere: intervista a Ettore Prandini
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Coldiretti ha da poco compiuto ottant'anni e ancora combatte. "Contro chi vorrebbe ricoprire di pannelli solari tutto ciò che non è edificato o edificabile. Contro chi sostiene il Nutri-Score in Europa e tenta di mettere le mani sul Made in Italy fino a svilire la dieta mediterranea". Il presidente Ettore Prandini lo aveva raccontato recentemente in un'intervista al nostro quotidiano. Ora, a pochi giorni dalle elezioni europee, quei temi tornano di strettissima attualità, perché le sorti di Bruxelles riguardano da vicino quelle dell'agroalimentare italiano e delle nostre imprese. A Verona, sul palco dell'evento organizzato da Il Giornale, il presidente di Coldiretti torna a dialogare su questi e altri temi con il nostro vicedirettore, Osvaldo De Paolini.

"Credo sia finita la stagione del perbenismo, dobbiamo avere il coraggio di affrontare tematiche scomodo facendo i nomi e i cognomi. La Coldiretti è stata rimproverata negli anni di non avere una visione d'insieme e invece erano gli altri a non capire che l'Italia dovesse distinguersi. La sfida non può essere dimensionale, ma deve tutelare nostra biodiversità che ci rende un Paese unico nel produrre eccellenze", esordisce Prandini, subito andando a gamba tesa su un argomento caldo. "Non possiamo svendere a nessuno la nostra unicità, è il patrimonio che dobbiamo lasciare alle prossime generazioni".

"Non c'è futuro se non conosciamo la nostra storia e nell'agroalimentare le radici nascono da una sfida al modello della globalizzazione spinta che ci avrebbe portati al massacro. Qualcuno dice che Coldiretti è contro il progresso e invece secondo me battersi contro i prodotti ricreati in laboratorio è stato lungimirante. Abbiamo cercato di tutelare la salute dei nostri cittadini, non il mero interesse economico", prosegue Prandini.

Poi la lotta all'italian sounding e al "Parmesan". "La nostra volontà non è chiuderci, riteniamo anzi che la sfida dell'agroalimentare italiano sia conquistare i mercati nel mondo con un posizionamento medio-alto. Il tema è la distintività unita alla formazione. Se non investiamo in formazione non distinguiamo i mercati e pensiamo che esportare negli Usa sia uguale a esportare in Cina. La trasparenza, inoltre, deve essere data al cittadino, che non va ingannato e deve poter scegliere. Vuole acquistare un prodotto straniero? Deve essere chiaro. Mi piacerebbe muturare quello che abbiamo ottenuto nel settore vitivinicolo agli altri settori. Il tema è la reciprocità: se tu Europa mi imponi una regola, allora la regola deve valere anche quando importo dagli altri Paesi".

Prandini un fiume in piena: "Ci sono infrastrutture immateriali che dobbiamo estendere e realizzare, con attenzione ai piccoli Comuni". De Paolini lancia l'assist sul decreto agricoltura. E il presidente di Coldiretti: "Dobbiamo riconoscere a un governo quando fa e ottiene determinate cose. Io penso che il governo Meloni stia ottenendo risultati importanti sia sull'agricoltura sia su un protagonismo che in Europa mancava. Noi prima in Europa avevamo un atteggiamento remissivo sui regolamenti, mentre noi dobbiamo avere l'orgoglio di essere italiani e di difendere ciò che ci appartiene. Sul Dl agricoltura c'è stato coraggio. Prima non stavamo facendo niente sul tema dei pannelli fotovoltaici a terra e consumavamo ettari di terreno. Questo non vuol dire che noi siamo contro le energie rinnovabili, perché anzi siamo a favore delle comunità energetiche e nei pannelli fotovoltaici galleggianti, così come sui biogas e sul biometano".

E ancora: "La vera Europa dovrebbe creare principi per cui la concorrenza non si faccia tra Stati

membri, poi chi è più capace ottiene i risultati. L'Italia non ha nulla da invidiare agli altri, a livello imprenditoriali siamo più bravi e abbiamo resilienza. Il saper fare ci fa presentare l'Italia come una realtà unica".

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