"Altro che beneficenza...". Cosa c'è dietro al pandoro della Ferragni

A rendere unico il dolce di Natale è stata l'operazione benefica lanciata dall'influencer e dall'azienda dolciaria e collegata al pandoro. Un progetto benefico sul quale ci sarebbe, però, scarsa chiarezza

"Altro che beneficenza...". Cosa c'è dietro al pandoro della Ferragni

"Fate i buoni" recita lo storico slogan di Balocco, azienda dolciaria in provincia di Cuneo. Eppure di buono nella vicenda portata a galla dal Domani sembra esserci davvero poco. "Operazione commerciale mescolata confusamente a un'iniziativa benefica", scrive Selvaggia Lucarelli, puntando l'attenzione sulla collaborazione tra Chiara Ferragni e Balocco, che ha dato vita al pandoro firmato dall'influencer. Un progetto benefico sul quale ci sarebbe, però, scarsa chiarezza.

Il Pandoro PinkChristmas

Come già era successo a Pasqua (con l'uovo di cioccolato firmato Dolci Preziosi e brandizzato da Chiara Ferragni), anche a Natale l'influencer ha scelto di legare il suo nome e il suo marchio a un'azienda dolciaria italiana per dare vita a un prodotto, che portasse la sua firma. Da qui è nata la collaborazione con Balocco, che a metà novembre ha lanciato sul mercato alimentare il pandoro PinkChristmas di Chiara Ferragni. Un pandoro a tutti gli effetti brandizzato dalla moglie di Fedez con packaging con richiamo al logo e ai colori dell'imprenditrice digitale e personalizzazione con zucchero a velo rosa e stencil del popolare occhio, simbolo della Ferragni.

L'impegno benefico di Balocco e Ferragni

A rendere unico e particolare il pandoro della Ferragni, il limited edition, è stata l'operazione benefica lanciata dall'influencer e dall'azienda dolciaria e collegata al pandoro. "Balocco e Chiara Ferragni sostengono la ricerca contro i tumori infantili, finanziando un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino", si legge sul sito ufficiale di Balocco, mentre su Instagram e altri social dell'azienda il pandoro della Ferragni viene promosso così: "Quest'anno porteremo la gioia del PinkChristmas nel cuore di tutti. Chiara Ferragni e Balocco sostengono l'ospedale Regina Margherita di Torino, finanziando l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing". La stessa influencer pubblicizza la collaborazione sui suoi canali con parole identiche: "Sosteniamo insieme un progetto di ricerca".

La reazione sul web al progetto

La collaborazione tra Chiara Ferragni e Balocco ha trovato ampio spazio sui siti di informazione e sui social network. La notizia del risvolto benefico dell'operazione commerciale ha favorito la viralità del prodotto pandoro PinkChristmas e le vendite si sono moltiplicate. Gli acquirenti sono convinti che parte del ricavato sarà devoluto all'ospedale Regina Margherita di Torino. Il costo del dolce tipico natalizio si aggira intorno ai 12 euro, il doppio di un normale pandoro industriale venduto nei supermercati. Ma le persone sono felici di contribuire all'iniziativa benefica e questo lo si capisce dai commenti sotto ai post della Ferragni e di Balocco. Fino a quando Selvaggia Lucarelli non punta l'attenzione sul progetto.

Cosa non torna

A insospettire la giornalista sulla scarsa chiarezza dell'iniziativa è stato l'hashtag #adv utilizzato dalla Ferragni nei post di sponsorizzazione al suo pandoro e la deduzione di Selvaggia Lucarelli è stata chiara: "Balocco ha chiuso un accordo commerciale con Chiara Ferragni, è certo". A questo punto, però, la giornalista si è chiesta in che modo sarebbe collegata la vendita del prodotto alla donazione benefica e ha contattato l'ufficio stampa di Balocco. Ma le risposte fornite non hanno chiarito la questione: "Non c'è una diretta proporzione tra il numero di pandori venduti e la quota che viene destinata al progetto. Ferragni e Balocco hanno deciso insieme il destinatario della donazione e Balocco ha fatto una donazione al Regina Margherita". La donazione sarebbe già stata fatta e solo da Balocco: "Chiara Ferragni ha un suo compenso da Balocco, è un progetto commerciale, poi se lei nel privato ha donato qualcosa non lo so". Ma sull'entità della donazione, che l'azienda di Cuneo avrebbe già versato all'ospedale, non c'è risposta: "Non lo sappiamo".

Sensibilizzazione e risonanza mediatica sono stati i termini utilizzati per spiegare quanto la collaborazione potesse giovare all'Ospedale ma in concreto, sulla base di cosa sarebbe stata quantificata la donazione non è chiaro e dall'ufficio stampa Balocco sarebbe arrivata una strana affermazione, come riporta il Domani: "Io ho avuto moltissimi veti dall'ufficio stampa non di Balocco ma dal team di Chiara Ferragni, anche avere un comunicato non è stato facile". Anche dal Regina Margherita di Torino confessano di non avere capito bene a quanto ammonterà la donazione: se si tratta di una quota proporzionale alle vendite oppure una raccolta fondi. Ma intanto la scarsa chiarezza attorno al progetto ha creato un'enorme polemica.

La reazione degli acquirenti

Le pagine social dell'azienda Balocco sono state letteralmente prese d'assalto dagli utenti, che hanno comprato il pandoro convinti di contribuire in parte a sostenere il progetto benefico: "Basta con questo finto marketing. Il ricavato non andrà in beneficenza. Siete scorretti e finti", "Delusione totale!!! Spiegate con chiarezza quanto donate come e perché", "Una strategia di marketing di rara bassezza". E ora in tanti chiedono chiarezza e spiegazioni: "Mi dispiace ma questa operazione non è limpida, e non credo che il fine giustifichi i mezzi. Cercate di rimediare con un comunicato stampa serio", "Ma spiegate bene come funziona, ovvero il totale ricavato una parte una quota fissa?", "Visto che siete tanto celeri a dirci dove possiamo comprare il pandoro, potreste anche spiegare a quanto ammonta la donazione e se è legata ai ricavi legati alla vendita del pandoro come suggerito dalla vostra comunicazione?".

Centinaia di commenti furiosi nei quali l'azienda è stata accusata di essere poco trasparente e qualcuno ha parlato addirittura di pubblicità ingannevole, richiamando lo spettro di una discesa in campo del Codacons.

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