"Ascoltiamoli". La caotica solidarietà di Paolo Giordano agli ecovandali

Lo scrittore vincitore del Premio Strega esorta a "prendere in considerazione più seriamente" le iniziative violente degli attivisti di Ultima Generazione

"Ascoltiamoli". La caotica solidarietà di Paolo Giordano agli ecovandali
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A Milano si chiamerebbe "rebelot". Il lungo commento sul cambiamento climatico dello scrittore Paolo Giordano, apparso oggi sul Corriere della Sera, ha infatti tutta l'aria di essere un gran minestrone confusionario composto da (poche) riflessioni anche condivisibili e altri passaggi totalmente sconnessi con la realtà o collegati tra loro in maniera a dir poco forzata. Soprattutto quelli riguardanti l'ascolto "sul messaggio che portano" gli ecovandali "comunque la si pensi sulla gravità delle singole azioni".

Il ragionamento bislacco sul decreto maltempo

Giordano parte da una sua (personalissima) considerazione: prima del 2018, la crisi climatica "non era un tema mainstream". Per la verità, anche prima che Greta Thunberg diventasse celebre per i suoi scioperi, il tema era già parecchio in auge sui media italiani, con diversi programmi televisivi che dedicavano un intero ciclo stagionale a questo argomento (vedi Mario Tozzi o Luca Mercalli, ma anche il compiano Piero Angela), ma anche su altri tipi di intrattenimento: film (L'alba del giorno dopo, per esempio), serie tv (Newsroom) e cartoni animati (i Simpson su tutti). Poi l'autore de La solitudine dei numeri primi critica quello che secondo lui – più che negazionismo – bisognerebbe chiamare "riduzionismo", che avviene tramite "lo slittamento del discorso su altri piani".

Per esempio nel linguaggio, "battezzando il piano di aiuti 'decreto maltempo', così da riportare quanto accaduto nella zona più rassicurante delle calamità meteorologiche, delle situazioni eccezionali che si manifestano una volta ogni moltissimi anni, senza alcuna considerazione ulteriore sulla loro aumentata frequenza". Insomma: probabilmente - ipotizziamo - secondo Paolo Giordano il governo avrebbe dovuto chiamare il provvedimento con un titolo del tipo: "Decreto che ci dovrebbe spingere seriamente a riflettere sulle cause che hanno scatenato, soprattutto negli ultimi tempi, l'annosa questione del cambiamento climatico che non dovremmo minimamente sintetizzare". Giusto per sintetizzare.

Paolo Giordano non vede "violenza" nelle manifestazioni ambientaliste

Sorprende poi che, per giudicare oggettivamente come i movimenti Ultima Generazione ed Extinction Rebellion vengano considerati dai cittadini italiani, lo scrittore prenda spunto dai "commenti sugli account social" i quali "mostrano un astio che dovrebbe farci fermare a riflettere"; visto che uno come lui dovrebbe essere tra i primi a sapere che la maggior parte dei commenti su Facebook e Twitter, su qualsiasi personaggio e tema divisivo, è spesso caratterizzato da spiacevoli insulti anonimi. Il successivo accostamento tra le "vernici lavabili" (mica tanto, poi) degli ecovandali e la "protesta delle tende" degli studenti sul caro affitti lascia perplessi. Così come il fatto che "per ora assistiamo per lo più ad azioni dimostrative, non violente". Un'affermazione che ha un tempismo davvero eccezionale, in quanto è proprio di ieri la notizia di sequestri e perquisizioni in Germania, nell'ambito di un'indagine aperta che avrebbe scoperto un piano di sabotaggio di un oleodotto a Trieste.

Ma a prescindere da questo episodio, risulta assai complicato non associare la parola "violenza" al deturpamento di monumenti e opere d'arte o a blocchi di importanti arterie autostradali di prima mattina mentre la gente si sta recando al lavoro.

Ed è proprio un vero peccato che sfugga completamente questo dettaglio non irrilevante a uno che si professa intellettuale e che ha voluto chiudere il proprio commento odierno con una parola che dovrebbe fare riflettere proprio gli ambientalisti violenti di Ultima Generazione: "coscienza".

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