"Ami i totalitarismi", "Calunniatore, non capisci un c...o". Scontro tra Calenda e Travaglio

Litigio televisivo (quasi) senza precedenti tra il leader di Azione e il direttore del Fatto Quotidiano durante l'ultima puntata di "Accordi e Disaccordi". Ecco che cosa è successo

"Ami i totalitarismi", "Calunniatore, non capisci un c...o". Scontro tra Calenda e Travaglio
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Serata televisiva particolarmente incandescente e nervosa attorno ai temi della guerra in Ucraina e del piano europeo di riarmo. Il duello, che non ha risparmiato alcun tipo di colpo basso, ha visto scontrarsi ferocemente come protagonisti da una parte il leader di Azione, Carlo Calenda, e dall'altra il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio: lo scenario è quello del talk-show della prime time del sabato sul Nove "Accordi e Disaccordi". Già da quando era stato annunciato l'ospitata dell'ex ministro dello Sviluppo economico all'interno della trasmissione prodotta da "TvLoft" qualcuno probabilmente aveva cominciato a preparare i popcorn davanti al piccolo schermo, in quanto sono note le opposti visioni delle due "primedonne" sull'argomento. E in effetti le aspettative sono state tutte più che rispettate.

Dopo le primissime scaramucce riguardo a chi avesse previsto o meno la vittoria della Russia tre anni fa, la miccia che fa esplodere la rissa in televisione l'accende Calenda, affermando che chi aveva sostenuto che Vladimir Putin sarebbe arrivato in pochi giorni a Kiev con i carri armati "lo diceva l'amico vostro Alessandro Orsini: non ho mai sentito dire tante cazzate come da lui". Immediatamente Travaglio interrompe il diretto interlocutore, dichiarando che il professore universitario editorialista del Fatto, al contrario, "le ha azzeccate tutte dalla prima all'ultima" aggiungendo che "non aveva mai detto che sarebbero arrivati a Kiev". Un botta e risposta che, là per là, sembra risolversi rapidamente prima che il fondatore del Terzo polo riesca a completare il proprio ragionamento. E invece si è soltanto all'inizio del litigio sul tubo catodico che si candida "autorevolmente" per diventare il più iconico del 2025.

Il conduttore del programma, Luca Sommi, cerca infatti di puntualizzare alcune parole che sarebbero state pronunciate in passato dallo stesso Orsini, ma Calenda rincara una dose: "Aveva parlato della polverizzazione dell'Ucraina essendo lui un propagandista russo". Un'espressione che fa letteralmente perdere le staffe a Travaglio: "Tu sei un trombettiere della Nato, sei un calunniatore - gli urla addosso -. Perché nel 2019 in Parlamento diceva che bisogna lasciare le sanzioni alla Russia a differenza vostra. Tu racconti da tre anni che l'Ucraina vincerà la guerra". Le voci dei due acerrimi avversari si sovrappongono in continuazione, tanto da mettere seriamente in difficoltà sia il presentatore sia l'altro ospite della serata presente in studio, Mario Giordano, che non riesce quasi mai a prendere la parole anche quando viene tirato in ballo.

Infatti - come prevedibile - l'alterco tra Calenda e Travaglio prosegue senza soluzione di continuità per tutti i quarantacinque minuti successivi di (acceso) dibattito. Da un lato il primo continua a sottolineare di essersi recato in Ucraina in molte circostanze per verificare di persona come sia effettivamente la situazione, dall'altro il secondo indica in "chi ha illuso gli ucraini di battere, senza i soldati, la Russia" (come Calenda) i responsabili delle prese in giro sul conflitto. L'esponente politico tira in ballo vecchie condanne per diffamazione nei confronti del giornalista, che a sua volta da a Calenda del "mentitore", specificando inoltre che l'ex ministro "è andato in Ucraina duemila volte ma non ha capito un cazzo di quello che è successo".

Dal canto suo il capo di Azione, citando un articolo di una rivista statunitense, è scettico sulla conoscenza della lingua inglese da parte del direttore del Fatto. Quando poi Calenda dichiarerà che Travaglio è un "cultore dei totalitarismi", apriti cielo: "Pulisciti la bocca, stai dicendo un'altra panzana. Sei stato tu a favore dei totalitarismi fino al 2022".

E così, tra un "poverino", "spalla comica", "macchietta", e "cafone", le accuse reciproche finiscono solo al lancio della pubblicità di Sommi quando, nella la coda conclusiva dello scontro, si sente chiaramente Travaglio chiosare con un sonoro "ma vergognati!" ai danni di Calenda, il quale in precedenza si era anche lasciato sfuggire un "ridi come un cretino ebete" ai danni di Giordano. Il gong che pone fine ai round sul ring di Discovery mette ufficialmente a tacere tutti.

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